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    Covid oggi Italia, oltre 10mila contagi. Green pass e terza dose: ipotesi sul tavolo

    Continuano ad aumentare i contagi covid-19 in Italia. Di fronte all’emergenza della quarta ondata, che sta investendo tutta l’Europa, il governo pensa di ‘aggiustare’ le regole per Green pass e terza dose nel tentativo di evitare – come sta accadendo in altri Paesi del Vecchio continente – nuovi lockdown. Sulla durata della certificazione verde (da 12 mesi a 9 o anche 6) si aspetta il parere del Cts che offrirà, una volta pronto, un’occasione di approfondimento. Per planare poi, la settimana prossima, sul tavolo di un Consiglio dei ministri pronto a confermare l’obbligatorietà dei vaccini per il personale sanitario e nelle Rsa all’inoculazione della terza dose. Per ora, confermano fonti di governo, non si dovrebbe andare oltre. 

    Contagi in Italia
     

    La guardia resta alta, tuttavia la fotografia dei contagi da covid in Italia, dei ricoverati e delle situazioni nelle terapie intensive, restituisce un’immagine che per ora non desta eccessivo allarmismo. L’ultimo bollettino con i contagi Covid registra 10.544 casi e 48 morti. Terapie intensive (+9) e ricoveri ordinari (+57). Mentre il monitoraggio Iss evidenzia un Rt stabile a 1,21, e un’incidenza che sale a 98. “Abbiamo una tendenza all’aumento dell’incidenza e una tendenza sia pure graduale e lenta all’incremento del tasso di occupazione di area medica e terapia intensiva. Senza fare allarmismo, è un situazione che mostra una tendenza ad un certo peggioramento. Ma siamo ben al di sotto dei valori che si registrano nell’Europa orientale e centrale”, spiega il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. “L’incremento contagi più significativo tra 30-50enni”, rende noto il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro. 

    Green pass, durata
     

    Green pass da 12 a 9 mesi di durata. O forse addirittura a 6 mesi. L’ipotesi di modifiche stringenti al certificato verde, mentre anche l’Italia deve fare i conti con l’aumento dei contagi, è una delle ipotesi sul tavolo per la quale si aspetta il parere del Cts. Intanto però una scelta del genere viene approvata in pieno dagli esperti. “E’ corretto portare la durate del Green pass a nove mesi. I dati ci stanno dicendo cha a un anno la copertura della doppia dose non ci arriva. Ma la durata del certificato verde andrebbe differenziata a seconda delle varie situazioni: per il guarito può durare sei mesi, per chi ha fatto due dosi di vaccino 9 mesi e chi fa la terza dose è ragionevole pensare che il certificato si possa portare a un anno, come ci dicono alcuni studi sulla durata del richiamo del vaccino”, dice Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. 

    “Sono favorevole alla scelta di ridurre la validità del Green pass”, da 12 a 9 mesi, come si prospetta in Italia. “E’ un passo nella giusta direzione, perché in qualche modo si allinea la durata” del certificato verde “alla durata della protezione” vaccinale anti-Covid. “In realtà, è meglio addirittura 6 mesi”, spiega il professor Andrea Crisanti, che da tempo sottolinea la necessità di ridurre la validità del pass a 6 mesi. Facendolo, “a questo punto il Green pass e la protezione sarebbero totalmente allineati”, conclude il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.
     

    Terza dose vaccino
     

    Terza dose di vaccino 5 mesi – e non 6 – dopo il ciclo di vaccinazione primario contro il covid. Il professor Franco Locatelli, coordinatore del Cts, afferma che per arginare i contagi una soluzione “potrebbe essere quella di ridurre l’intervallo tra il compimento del ciclo vaccinale primario e la dose booster da sei a cinque mesi”. Anticipare un po’ la terza dose del vaccino anti Covid “non avrebbe effetti negativi”, spiega Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute. “A livello internazionale quasi tutti i Paesi attendono i 6 mesi dal completamento del ciclo primario per il booster” vaccinale anti Covid. “Accorciare un po’ questo intervallo non avrebbe effetti negativi e potrebbe accelerare la campagna. E’ sicuramente un elemento da valutare con una certa attenzione” dice Rezza.
     

    Intanto per quanto riguarda la somministrazione della terza dose di vaccino agli over 40, partiranno già da lunedì prossimo, 22 novembre, “purché siano trascorsi almeno sei mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione”. La disposizione è stata adottata per la terza dose del vaccino Covid, si legge in una circolare, ”alla luce dell’evoluzione del quadro epidemiologico delle ultime settimane con il progressivo incremento dell’incidenza settimanale di nuovi casi e la crescita dei contagi, considerato che le attuali evidenze mostrano dopo circa sei mesi dalla vaccinazione un iniziale decadimento del livello di efficacia dei vaccini nei confronti delle forme sintomatiche, pur mantenendo una elevata capacità protettiva nei confronti delle forme severe di malattia, tenuto conto dell’attuale ampia disponibilità di vaccini e dell’elevata capacità di somministrazione dei punti vaccinali attualmente operativi, sentito il Ministero della Salute, ferme restando le priorità stabilite”. La decisione, conclude la circolare, è stata presa per “accelerare la campagna di somministrazione dei richiami per mantenere un’elevata protezione individuale” nelle persone già vaccinate con il ciclo primario e ”ridurre il più possibile la trasmissione di Sars-Cov2 nella popolazione”. 

    Più restrizioni per chi non è vaccinato, cosa chiedono le regioni

     

    Sui contagi Covid-19 “abbiamo chiesto un incontro urgentissimo al governo, ci incontreremo lunedì o al massimo martedì”. Così Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, per il quale l’ipotesi zona arancione “diventa una misura drammatica per l’economia”, “mettiamo in campo delle misure che possono tutelare la salute, bene primario, e quindi gli ospedali. D’altra parte non possiamo far pagare all’economia, alle imprese, ai ristoratori, al turismo” questo passaggio. “Vogliamo chiudere gli impianti di risalita sulle piste da sci anche questa stagione? Penso sia inaccettabile”, aggiunge. “La proposta che io e altri governatori abbiamo avanzato non è di maggiore restrizione” ma “se lasciamo le cose così, vuol dire che in zona arancione le restrizioni valgono per chiunque”. La proposta sarebbe che le misure di restrizione “potrebbero essere non applicate a chi è vaccinato o ha avuto il Covid”. In altre parole, “si potrebbe far vivere in zona bianca vaccinati e chi ha avuto il Covid”. 

    “Ci confronteremo per immaginare ulteriori soluzioni. E’ chiaro che siamo dentro una partita. L’acqua del virus, in questa quarta ondata, si alza e noi dobbiamo alzare il livello di attenzione”, ha detto dal canto suo il ministro della Salute Roberto Speranza, ammettendo che “non essere preoccupati sarebbe da irresponsabili”. Le sensibilità, nell’esecutivo come nel fronte dei governatori, sono diverse, basti guardare – per dirne una – all’obbligo di vaccinarsi: non è al momento al vaglio di Palazzo Chigi, ma c’è chi nel governo non lo esclude. “Useremo il metodo che abbiamo sempre usato: due piedi piantati nell’evidenza scientifica, perché ci guida la scienza. L’evidenza scientifica – sottolinea – è essenziale per assumere scelte, decisioni, orientamenti. Penso alla durata del Green pass, alla terza dose e alle misure che abbiamo deciso finora in Italia. E lo faremo confrontandoci con i territori”.