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Dalla corsia delle piscine a quella degli ospedali: “Sempre in prima linea, ma oggi l’avversario è il più tosto da affrontare”

Non si sente un eroe Laura Repetto, infermiera dell’Ospedale di Circolo di Varese e giocatrice di pallanuoto della Kally NC Milano (serie A1 femminile), ma si fa fatica a non ritenerla tale. Sta giocando oggi la sua partita più dura, assistendo, nell’ospedale in cui lavora, i malati di coronavirus. Ma la forza e l’abnegazione non le mancano, nonostante la stanchezza e turni massacranti: “l’importante è dare il meglio di sé”, ci dice al telefono poco prima di attaccare il turno a lavoro.

Com’è la situazione all’ospedale di Circolo?

È molto tosta. Gli ospedali sono stati ridisegnati per fronteggiare l’emergenza. Alcuni reparti sono stati svuotati dei pazienti e adibiti per accogliere quelli positivi al coronavirus. Stanno aprendo anche le sale operatorie per fare ulteriori postazioni per la terapia intensiva. Per ora però la situazione non è tragica come negli ospedali di Bergamo, Codogno e Milano.

Com’è cambiato il tuo lavoro dall’inizio dell’emergenza?

Da inizio marzo sono stata spostata dal reparto di chirurgia generale al pronto soccorso, come alcuni dei miei colleghi. Nelle ultime due settimane il lavoro è stato più intenso, sono stati adibiti nuovi posti letti e quindi sono aumentati anche i turni di lavoro fino a 12 ore, dalle 7 di mattina alle 19 o dalle 19 alle 7 nel turno di notte.

Quanto ti sono di aiuto, in questi momenti difficili, i valori che ti ha insegnato lo sport?

Tanto. Sono lo spirito di squadra, la resistenza, la fratellanza. Tutti valori che cerco di portare ogni giorno dalla piscina al mio lavoro in ospedale. Oggi abbiamo i riflettori puntati, sicuramente siamo più esposti al contagio e non possiamo contare su orari di lavoro umani, però svolgiamo lo stesso lavoro con lo spirito di abnegazione di sempre. Lo sport mi ha insegnato che bisogna dare il meglio di sé, sempre.

I campionati sono fermi. Speri di tornare a giocare per concludere la stagione?

Aver lasciato a metà brucia un po’. Come tutte le squadre abbiamo investito tanto e fatto tanti sacrifici. Credo che sarà molto dura riprendere, ma sono speranzosa. Prima di tutto però la sicurezza della salute.

Ora deve andare, alle 19 le aspetta un altro turno. Ci lasciamo con la speranza di riprendere. Riprendere lo sport, un lavoro “più umano”, la vita di sempre. Riprendere. Quando tutto sarà finito sarà difficile tornare a quei giorni prima del virus, soprattutto per chi ha conosciuto il dolore. Il dolore negli occhi delle persone e di turni massacranti. Noi però non potremo dimenticare chi, come Laura, ha dato all’Italia il meglio di sé.

Mario Bonito