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Embargo petrolio russo, l’Ue raggiunge un accordo in grado di ‘accontentare’ anche l’Ungheria ed altri paesi

Alla fine, nonostante gli evidenti dubbi (che poi vedremo) di alcuni paesi membri, Bruxelles ha trovato la quadra sull’embargo al petrolio russo. E’ stato Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ad annunciarlo: “Raggiunto l’accordo per vietare l’esportazione di petrolio russo nell’Ue. Copre immediatamente più di 2/3 delle importazioni di petrolio dalla Russia, tagliando un’enorme fonte di finanziamento per la sua macchina da guerra. Massima pressione sulla Russia per porre fine alla guerra” dunque, ha poi aggiunto su  Twitter, “Le forniture via oleodotto sono “temporaneamente” escluse dall’embargo del petrolio russo”, e spiegheremo poi il perché.

Embargo petrolio russo, ed esclusione dal sistema swift della più grande banca russa Sberbank

Come si legge a proposito di questo sesto pacchetto (che mercoledì prossimo sarà perfezionato a Bruxelles), “include altre misure incisive: esclusione dal sistema swift della più grande banca russa Sberbank, vietate altre tre emittenti statali russe e sanzionate le persone responsabili di crimini di guerra in Ucraina“. Ed in tutto ciò, “La Commissione europea continuerà ad aiutare l’Ucraina con i suoi bisogni immediati di liquidità, insieme al G7. Euco è pronta a offrire a Kiev 9 miliardi di euro, un supporto forte e concreto alla ricostruzione dell’Ucraina“.

Embargo petrolio russo, la Leyen: “Perché lo stop riguarderà il 90% del petrolio russo nel 2022”

Come dicevamo però, per motivi di ‘gravità economica interna’ non tutti i paesi si sono trovati concordi sul taglio al petrolio russo così, come ha spiegato poi dopo ai media la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, “Due terzi del petrolio importato in Ue è via mare e un terzo è tramite l’oleodotto, ovvero mediante il Druzhba che serve Ungheria, Germania e Polonia. Dato che abbiamo chiari impegni da Germania e Polonia sullo stop dell’acquisto del petrolio russo entro l’anno, vuol dire che lo stop riguarderà il 90% del petrolio russo nel 2022”.

Embargo petrolio russo, Orban: “E’ stato raggiunto un accordo. L’Ungheria è esente dall’embargo petrolifero!”

Prima di spiegare il perché di quanto riassunto dalla Leyen, val la pena riportare l’entusiasmo con il quale il leader ungherese ha twittato la decisione ratificata dal Consiglio Europeo straordinario: cioè, la temporanea esenzione dall’embargo sul petrolio russo per i Paesi senza sbocco al mare: “E’ stato raggiunto un accordo. L’Ungheria è esente dall’embargo petrolifero!“.

Embargo petrolio russo, purtroppo non tutti paesi Ue ne sono entusiasti. Ungheria e Repubblica Ceca frenano

Si trattava purtroppo di un tema ‘scottante’, soprattutto alla luce di quanto ribadito ieri dal nostro premier, intervenendo al Consiglio straordinario di Bruxelles, “Dobbiamo mantenere unità sulle sanzioni, l’Italia è d’accordo sul pacchetto, purché non ci siano squilibri tra gli Stati membri”.

Un discorso ‘giusto’ nell’ottica di un’Europa perfettamente allineata non tanto politicamente, quanto invece economicamente ma, purtroppo, le evidenze emerse dall’occasione data dal conflitto in Ucraina, hanno invece rivelato un quadro impietoso della situazione economica europea, dove ‘coabitano’ paesi ricchi, ed altri abbastanza ‘messi male’. 

Embargo: nonostante gli auspici di Draghi e le ‘suppliche’ di Zelensky, difficilmente vi aderiranno tutti i paesi Ue

Dunque ecco perché, per quanto ‘accorato’, l’ennesimo appello lanciato dal presidente Zelensky, teso a rafforzare l’unità dei paesi Ue, affinché non finiscano per dividersi sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, molto probabilmente era sin dall’inizio destinato a restare in parte inascoltato.

Del resto già da oltre un mese, il leader ungherese Orban continua a ribadire che per il suo paese rinunciare alla forniture energetiche russe, equivale a subire per l’economia l’effetto devastante di una bomba atomica. Più chiaro di così!

Embargo: non solo l’Ungheria ma anche la Repubblica Ceca frenano sull’ok al sesto pacchetto di sanzioni

Ed infatti già ieri, nell’ambito del Consiglio ospitato da Bruxelles, sia l’Ungheria che la Repubblica Ceca hanno cercato in qualche modo di ‘prendere tempo’ su questo sesto pacchetto di sanzioni, finendo addirittura per tenerlo bloccato, sebbene gli altri paesi Ue continuino hanno invece continuato a pressare, per renderlo quanto prima operativo.

Embargo: il Consiglio ha persino proposto l’idea di ‘differenziane’ il consumo, isolando di fatto Mosca

Nello specifico, come era intuibile, su tutto era infatti l’embargo al petrolio russo ad ‘impensierire’ i due leader dei paesi più reticenti: Viktor Orban e Petr Fiala. Intendiamoci: non è che il resto dei paesi abbiano ‘snobbato’ le esigenze di Ungheria e Repubblica Ceca anzi, a quanto pare, nel Consiglio sin dall’inizio è stata esaminata anche l’eventualità di attuare una sorta di ‘embargo differenziato’, prevedendo delle esenzioni per l’oleodotto Druzhba, che serve regolarmente entrambi i paesi. Una soluzione per certi versi anche ‘ingarbugliata’ perché, le tubature sono le stesse che forniscono anche Germania e Polonia. Proprio questo concorrerebbe all’ipotesi di agire attraverso un ‘embargo differenziato’.

Embargo: anche la stessa Polonia avrebbe annunciato di apprestarsi a fare un passo indietro nel corso della discussione

Tuttavia, persone vicine alla discussione (come ha scritto anche l’agenzia di stampa AdnKronos), hanno poi spiegato “alla fine anche la stessa Polonia avrebbe annunciato di apprestarsi a fare un passo indietro nel corso della discussione, dichiarando disposta ad accettare un’eccezione per il solo Druzhba meridionale (che serve Ungheria e Repubblica Ceca oltre alla Slovacchia – pur di giungere a una soluzione che possa dare respiro a Kiev. Diversamente invece, dal canto suo la Germania ha invece più volte sollecitato la necessità impellente, si sarebbe limitata a rimarcare la necessità di lavorare sull’indipendenza dal petrolio di Mosca. Alcuni Paesi avrebbero sollevato il rischio di squilibri, tra questi – oltre al Belgio e il Lussemburgo – anche l’Italia”.

Max