EUR, GAY VILLAGE: AGGRESSIONE 35ENNE LEGATA A CRIMINALITÀ, NON A MANIFESTAZIONE

     “I titoli spettacolari pubblicati questa mattina con cui sono stati legati gravissimi fatti di cronaca al Gay Village sono lesivi dell’immagine della manifestazione e fuorvianti al fine di comprendere i fenomeni. Concordiamo sul fatto che il Gay Village, per notorietà della manifestazione, é divenuto ormai un riferimento della toponomastica romana, tale da giustificarne l’utilizzo per indicare il luogo dove é avvenuto un fatto. Ma l’etica professionale dovrebbe imporre al titolista un utilizzo neutro e non strumentale della toponomastica stessa. Invece al Gay Village si associa volutamente l’immagine di un’aggressione, dalle indagini subito imputata alla criminalità e senza alcun riferimento con la manifestazione”. Così in una nota gli organizzatori, i soci e gli oltre 400 operatori del Gay Village. “Inoltre si fa riferimento ad episodi – riportati da fonti probabilmente in cerca di visibilità mediatica – di presunta omofobia – si legge nel comunicato – che non hanno però alcun nesso con l’accoltellamento del giovane, oltre ad essere tutti da verificare: non solo in sede di indagine, ma anche da parte di chi pubblica una notizia, che dovrebbe ricordare principi fondamentali del giornalismo come la verifica delle fonti, la correttezza dell’informazione e – soprattutto – l’etica. Non risponde certamente all’etica insinuare commistioni e confusione tra il tema della criminalità e quello dell’omofobia. Il fenomeno della delinquenza sul territorio va denunciato per quello che é e stessa cosa vale per l’omofobia. É un dovere dell’informazione fare chiarezza ed essere di supporto – e non di strumentalizzazione – alla comprensione dei fenomeni: solo così le azioni da mettere in atto possono avere efficacia. Generare confusione nell’opinione pubblica e fare disinformazione produce l’errata valutazione degli interventi, senza contare il fatto che si tratta di un’azione irresponsabile in quanto lesiva del lavoro di centinaia di persone. Con un titolo diffamatorio si cancella in un istante la storia di una manifestazione che si impegna da sempre per la crescita inclusiva della società. Questo é giornalismo involutivo, dal quale ci dissociamo con sdegno. Mentre stiamo valutando l’ipotesi di esperire le vie legali contro tutti gli artefici di questa diffamazione, chiediamo intanto una immediata rettifica che per legge ci deve essere garantita. Per deontologia professionale invece ci sarebbero dovute delle scuse”.