Home ATTUALITÀ Germania, Pistorius nuovo ministro della Difesa: chi è lo ‘sceriffo rosso’

    Germania, Pistorius nuovo ministro della Difesa: chi è lo ‘sceriffo rosso’

    (Adnkronos) – E’ Boris Pistorius, classe 1960, ministro dell’Interno della Bassa Sassonia per la Spd dal febbraio 2013, il nuovo ministro della Difesa tedesco, che succede a Christine Lambrecht, dimessasi ieri. Pistorius, soprannominato in passato dal Tagesspiegel ‘lo sceriffo rosso’ per la sua linea dura contro le minacce islamiste, che lo portò – applicando un preciso paragrafo delle norme sulla residenza – ad espellere due sospetti stranieri perché rappresentavano in modo dimostrabile una minaccia particolare per la Repubblica federale di Germania, dal 2017 è membro del parlamento di Hannover.  

    Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nell’annunciare la sua nomina, lo ha definito “un politico eccezionale, si occupa da anni di politica di sicurezza e che, con la sua competenza, la sua assertività e il suo grande cuore, è esattamente la persona giusta per guidare la Bundeswehr nella svolta” annunciata nei mesi scorsi, conseguenza della guerra in Ucraina. 

    Dal 2006 al 2013 è stato sindaco di Osnabrueck. È vedovo e ha due figlie. Fino a poco tempo fa era legato a Doris Schroeder-Koepf, l’ex moglie dell’ex cancelliere Gerhard Schroeder. Pistorius è entrato a far parte della Spd nel 1976. Giovedì presterà giuramento al Bundestag come successore della dimissionaria Christine Lambrecht.  

    Si dice da tempo che Pistorius abbia ambizioni politiche a livello federale. Nel 2019 si è candidato con la ministra sassone Petra Koepping alla presidenza federale del Partito socialdemocratico, contro, tra gli altri, Olaf Scholz. Nel 2017 era nel gabinetto ombra dell’allora candidato cancelliere Martin Schulz, in qualità di responsabile della sicurezza interna. Pistorius è considerato molto diretto e per questo risulta anche uno dei ministri più popolari della Bassa Sassonia, riporta Der Spiegel. 

    Pistorius non ha evitato i conflitti nell’Spd. Quando la leader del partito Saskia Esken ha parlato di “razzismo latente” nei ranghi delle forze di sicurezza nell’estate del 2020, si è rivoltato contro di lei e ha respinto la versione di Esken come falsa e a rischio di esporre gli oltre 300.000 agenti di polizia in Germania a “un sospetto generale ingiustificato”.