Home ATTUALITÀ Il Pd è finito, così avvantaggiamo Salvini

    Il Pd è finito, così avvantaggiamo Salvini

    “Ci sono due Pd: uno ha i gruppi parlamentari e un altro ha il partito. Nell’ultima direzione ho proposto di creare una segreteria politica in cui la gente si guarda in faccia e prende una decisione comune. I primi a non volerlo sono stati i renziani. Renzi non si siede con nessuno, non prende la telefonata di nessuno e non discute con nessuno. Questa è la verità”.
    Ancora una volta, con la pragmaticità che lo distingue, Carlo Calenda si trova a dover parlare del Pd – suo malgrado – in termini poco lusinghieri anzi, sbotta amaramente intervenendo a Radio Capital: “Il Pd è finito“. L’ex ministro spiega anche il perché: “Così com’è, è finito sicuramente. Dopodiché può decidere di andare oltre se stesso, rilanciarsi, ricostruirsi in qualcosa di diverso. La scissione nel Pd già c’è, è un dato di fatto. Renzi ha fatto un’intervista, non solo facendo zompare per aria il Pd, ma facendolo diventare anche argomento di conversazione al posto della crisi di governo. Il tutto senza fare una telefonata a nessuno. E questo aveva detto che avrebbe fatto il senatore semplice e che non avrebbe parlato per due anni… pensa se parlava”.
    Premettendo che a suo avviso, ora come ora, l’unica soluzione è “Il confronto democratico con le elezioni. E la costruzione del fronte democratico e repubblicano. Abbiamo una battaglia da fare contro chi ci vuole portare fuori dall’Europa e questa battaglia si fa a viso aperto, non facendo accrocchietti per qualche mese“, Calenda è letteralmente ‘disarmato’ davanti alla proposta avanzata da Renzi, di metter un governo istituzionale a fianco dei parlamentari pentastellati: “rischia di farsi, perché l’impulso all’autopreservazione del ceto politico è gigantesco. E l’ex premier ha bisogno di più tempo per fare il suo partito. Ma così offriremo un’occasione gigantesca a Salvini”.
    Del resto, già un paio di settimane fa, presentando il suo libro a Capalbio, esattamente all’opposto di quello che va predicando Zingaretti in ‘ognidove’, Calenda aveva avvertito: in caso di elezioni noi non siamo pronti.
    Tuttavia, avverte, “ciò non vuol dire che non si lotterà fino alla fine. Io cercherò di costruire un fronte repubblicano, come sto dicendo da mesi, ma insieme al Pd. Si può anestetizzare questa ferita solo rilanciando un grande progetto politico che al momento anche Zingaretti mi sembra non stia lanciando. Se vuole fare il segretario del Pd, e non l’amministratore straordinario della liquidazione, deve rilanciare facendo un grande progetto che coinvolga e vada oltre il Pd”.
    Più che una stoccata, la sua è invece un’analisi seria ed oggettiva e, premesso che non c’è più tempo da perdere, Calenda è convinto che se “avrà il coraggio di farlo, esisterà qualcosa che non sarà il Pd come lo conosciamo oggi. Se non lo farà, il Pd scenderà al 15% e poi ci sarà una sinistra frammentata. E questo significherà consegnare l’Italia a Salvini. Mi batterò contro questa prospettiva. Magari sarò solo come un pirla…”.
    Max