L’EMA? MACRON MI RINGRAZIÒ PER LE OLIMPIADI CHE VALGONO IL TRIPLO: L’AMMINISTRAZIONE ROMANA SI È FATTA MALE DA SÉ

    “Il candidato premier del Pd lo scelgono gli elettori delle primarie del Pd, il premier lo sceglie il Presidente della Repubblica dopo le elezioni”. Così, a proposito dell’eventualità sull’essere disposto o meno a lasciare ad altri la guida della coalizione di centrosinistra, dalla poltrona di ‘Porta a porta’, Matteo Renzi ha commentato diversi temi. Ed a proposito della coalizione di centrosinistra, il segretario Pd si augura di “fare un’alleanza larga. A sinistra del Pd ci sono 29 sigle – spiega – Spero che con alcune di loro si possa fare un discorso serio. Gli elettori avranno un sacco di bella gente sulla scheda”. Poi Renzi prima cerca di zittire ‘diverse voci’ affermando che, “Mi piacerebbe se Berlusconi potesse candidarsi, e candidarsi contro di me, visto che parlano di accordi segreti”, poi dal salotto di Vespa si rivolge a Luigi Di Maio: “Ovunque decida di candidarsi, lui che è il capo dei Cinquestelle, noi metteremo un giovane o una giovane ricercatore o ricercatrice. Perché noi siamo dalla parte della scienza, non delle bufale, delle scie chimiche e del no ai vaccini”. Poi l’ex premier ribadisce il suo chiodo fisso “Ripristinare l’art. 18? No. Lo diciamo da sempre. Niente abiure. Altra cosa è se ci mettiamo a un tavolo per discutere come aumentare i lavoratori e i lavori a tempo indeterminato, è qualcosa che possiamo affrontare per il futuro”. Quindi la Manovra (“Quando Ap chiede il bonus bebè, io sono più d’accordo nel metterlo che nel lasciarlo fuori”), ed ancora, l’abolizione del superticket proposto da Campo progressista: “sono pronto a farmi carico della richiesta” dice. Infine Renzi, stuzzicato da Vespa a proposito dell’Ema persa al sorteggio afferma che “c’è da mangiarsi le mani. Forse le regole andavano scritte diversamente”. E puntuale, lancia la stoccata: “Macron mi ha ringraziato per le Olimpiadi, che valgono due o tre Ema ma che sono un esempio di come farsi del male da soli quando un’amministrazione di una grande città come Roma dice no”.
    M.