LA ‘MALEDIZIONE’ DEL MOSTRO DI FIRENZE: C’È UNA NUOVA PISTA, NEL MIRINO UN 87ENNE DI PRATO

    E’ una sorta di maledizione, una vicenda oscura e spaventosa che, dal 1968 (anno del primo delitto), alimenta il ‘mito’ delle orribile gesta legate all’inchiesta del Mostro di Firenze. In realtà, come rivela ‘Il Corriere Fiorentino’, l’inchiesta non è chiusa. Anzi, come riporta il quotidiano, gli uomini del Ros e la Procura (nella storica figura di Paolo Canessa, l’ex pm fiorentino da sempre in pista). Nel mirino, un tale G. V., 87 anni, residente a Prato ed originario di Vicchio del Mugello (Firenze), con alle spalle esperienze dei legionari e nell’estremismo di destra. L’uomo sarebbe legato a Pietro Pacciani, tra i maggiori indiziati per i delitti delle otto coppie di fidanzati, che sconvolsero la campagna fiorentina fra il 1968 e il 1985. I delitti furono commessi sempre dalla stessa arma: una Beretta calibro 22, che ha usato in ogni circostanza esclusivamente proiettili Winchester serie H. Tuttavia, è dal 1974 che inizia anche lo strazio dei corpi delle vittime femminili, alle quali venivano asportati lembi di seno e di pube. E già nel settembre dell’85, la casa dell’oggi 87enne fu sottoposta a perquisizioni, prima di quella del corpulento contadino di Scandicci. In proposito, scrive l’edizione fiorentina di ’La Repubblica’ (ma è un ipotesi molto fragile), c’è il sospetto che in qualche modo l’allora strategia della tensione alimentata dalla destra eversiva, potesse trarre interesse dalle ‘imprese’ del Mostro, aumentando così la pressione nei confronti della Procura di Firenze in quegli anni ‘concentrata’ sugli attentati ai treni. Ad originare queste ultime, riservatissime, indagini, una pista suggerita 5 anni da fa dall’avvocato Vieri Adriani, rappresentante legale dei familiari di Nadine Mauriot, la ragazza francese uccisa insieme al fidanzato – Jean Michel Kraveichvili – l’8 settembre 1985 a Scopeti. Ebbene, rifacendosi a una pista non approfondita 30 anni prima, l’avv. Adriani ha depositato in merito un esposto, seguito da diverse integrazioni. Una pista che, per l’appunto, condurrebbe all’87enne, reduce da molte guerre e, come Pacciani, originario di Vicchio. Ad avvalorare la tesi dell’avvocato circa il coinvolgimento di G.V., un verbale relativo all’omicidio del 16 settembre 1985, dove si afferma che, pochi giorni dopo il delitto di Scopeti, i carabinieri perquisirono la sua abitazione, “in quanto il predetto, da accertamenti svolti, poteva identificarsi nel noto mostro di Firenze”. Ma il blitz non portò a nulla, nella casa furono rinvenuti soltanto pile di articoli sui delitti di fidanzati e prostitute avvenute in quegli anni, fatto che giuridicamente non significava nulla, se non il segno di un interesse morboso e niente più. Molto più interessante quanto avvenne nel novembre del 1994 quando, in seguito a ripetuti e gravi litigi con un vicino, l’87enne ex fu nuovamente sottoposto a una perquisizione domiciliare e, in quell’occasione, spuntarono ben 176 proiettili Winchester serie H – guarda caso – non più in produzione dal 1981.
    M.