LA DISFATTA DELL’IS A MOSUL E SIRIA FA SCATTARE L’ALLERTA DELL’INTELLIGENCE EUROPEA PER IL RITORNO A CASA DEI ’FOREIGN FIGHTERS’. QUELLI ITALIANI SAREBBERO UN CENTINAIO

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    E’ in grande allerta l’intelligence italiana per il “presumibile ritorno verso i Paesi Ue e quindi anche verso l’Italia” dei tanti foreign fighters, ora in fuga dalle aree di Iraq e Siria, in parte liberate dalla presenza dello Stato Islamico. La ‘grande ritirata’ dei miliziani in seguito all’offensiva della coalizione internazionale su Mosul e in Siria, lasciano infatti intravedere (confidano all’agenzia di stampa Adnkronos), con “ragionevole certezza” che a breve si avrà un’ondata di ritorno’ verso le nazioni di provenienza. A tal proposito, nella prossima riunione del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (Casa), verranno sicuramente rafforzati tutti i dispositivi di vigilanza e di monitoraggio, soprattuo ai confini e nei luoghi di transito come porti, dogane ed aeroporti. Anche se, rispetto ad altri paesi, i foreign fighters ’italiani’ (combattenti di nascita italiana, o jihadisti stranieri che phanno soggiornato nel nostro Paese), sarebbero più o meno un centinaio in tutto, impressiona e preoccupa comunque la forte incidenza di combattenti provenienti dall’Europa. Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna, sono le nazioni da dove in questi anni sono partiti per le zone del fronte almeno 3.000 combattenti, quasi i due terzi dei 4.300 jihadisti che in questi anni hanno lasciato l’Europa per unirsi al Califfato. “In questa fase – spiega all’Adnkronos il presidente del Cesi, Centro Studi Internazionali Andrea Margelletti – l’apparato di propaganda del Califfato ha una duplice necessità: dimostrare di essere sempre in vita nonostante i passi indietro registrati sul terreno e dare un messaggio ben preciso: il movimento è comunque impermeabile alle contingenze”. Particolarmente monitorati già da tempo i social ed il web in generale, dove il proselitismo e gli arruolamenti sono una costante. Negli ultimi tempi poi particolare attenzione è rivolta ai ‘fermenti’ spagnoli dove, la propaganda jihadista ultimamente esorta puntualmente i militanti a riconquistare al-Andalus, il nome che i musulmani diedero alla parte di Penisola iberica sotto il loro controllo tra l’ottavo e il quindicesimo secolo. “In questo senso – osserva ancora Margelletti – il possibile ritorno dall’Iraq e dalla Siria potrebbe avere una valenza specifica, quella di affermare che si tratta di un’organizzazione presente non solo nelle zone di guerra ma anche a Parigi, Madrid, Bruxelles, Berlino, Roma, Milano. Gli slogan sottintesi sono: ’voi potete avere la terra ma non potete avere noi: per quanto potrete controllare il territorio? Quanto reggerà un’alleanza innaturale tra russi, curdi, turchi, americani? Sono più forti le nostre convinzioni o le vostre fragilità? Il jihadista che torna ’a casa’ in Europa – spiega il presidente del Cesi – è adesso ancor più pericoloso perché in questi mesi si è caricato di odio ideologico, alimentato anche dalla rabbia di non aver potuto contribuire a realizzare lo Stato Islamico che voleva costruire. Ecco perché c’è il rischio che qualcuno voglia mettere in pratica il progetto di trasferire nelle nostre città ciò che si vive oggi ad Aleppo, con autobombe ed attentati che puntino a riprodurre nei Paesi occidentali la situazione esistente in Siria o in Iraq”. Insomma, se c’è di che rallegrarsi da una parte del mondo, c’è anche da preoccuparsi da quest’altra…

    M.