LIBIA – SONO STATI LIBERATI I DUE TECNICI GINO POLLICARDO E FILIPPO CALCAGNO, RAPITI IL LUGLIO SCORSO INSIEME AI DUE SFORTUNATI ITALIANI UCCISI IERI

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    All’indomani della tragica notizia della morte di due dei quattro italiani tenuti in ostaggio in Libia, una buona notiiza: i due tecnici Gino Pollicardo (di Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia di La Spezia) e Filippo Calcagno (65enne di Piazza Armerina, Enna, sposato e con due figlie) sarebbero stati liberati. Alla Farnesina sono in corso verifiche per accertare la notizia della liberazione. Intanto ‘ufficialmente’ prende corpo la convinzione che Fausto Piano e Salvatore Failla sono rimasti uccisi durante un blitz delle milizie libiche, forze armate legate al governo di Tripoli, nel corso dell’azione per liberarli dai rapitori dello Stato Islamico. A portare gli inquirenti sul luogo dove sarebbero stati detenuti i nostri connazionali, l’autista che era con loro anche quando vennero sequestrati lo scorso luglio. L’autista che sarebbe stato il basista del rapimento (per un riscatto di 12 milioni di euro, in parte pagati), ed arrestato. “Non c’è alcun motivo di pensare che gli altri due italiani rapiti in Libia non siano vivi”, aveva detto ieri il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, uscendo dall’audizione tenuta con Marco Minniti, sottosegretario con delega ai Servizi. Piano e Failla, poco dopo esser stati rapiti sono stati stati divisi dagli altri due loro colleghi della Bonatti liberati stamane, Pollicardo e Calcagno. Da quanto pubblicato dal sito del Libya Herald, i due sfortunati italiani “sarebbero stati tenuti altrove da Abdullah Dabbashi, comandante dell’Is nella città di Sabrata”, e la loro morte sarebbe  avvenuta “mentre venivano usati come scudi umani da miliziani dell’Is. Una militante tunisina dell’Is ha confermato la nazionalità italiana di due delle persone morte” ha riferito una fonte del consiglio militare citata dal sito Libya al-Khabar. Secondo la fonte, il gruppo di militanti era formato da otto uomini, quattro donne e alcuni bambini, tutti tunisini.

    M.