Libia: Conte: né con Haftar né con Serraj

    Presa di posizione netta da parte del premier Conte in merito alla vicenda bellica che sta travolgendo la Libia in questi giorni: una posizione, appunto, che vede l’Italia né dalla parte dell’uno e né da quella dell’altro in riferimento ai due contendenti del duello armato che in Libia sta producendo morte, terrore, veriti e incertezza, oltre che nuove ondate di migranti. L’Italia, ha detto Conte, non sta Haftar né con Serraj, ma con il popolo, appunto.

    Libia: Conte: né Haftar né con Serraj, ma con il popolo. Parlerò con Putin

    Chiaro e lampante è il premier Conte in merito alla vicenda Libica, dunque. L’Italia non prende le difese né supporta Haftar e neanche Serraj. “Né con Haftar né con Serraj, ma con il popolo. Parlerò con Putin”, dice il premier italiano. “Non siamo né a favore di Haftar né a favore di Serraj, ma a favore del popolo libico, riteniamo che il  popolo libico stia aspettando da troppo tempo, che abbia il diritto di vivere in pace”.  Conte ne ha parlato in modo chiaro da Pechino, precisando, parlando della telefonata avuta con il capo del governo di accordo nazionale Fayez Serraj che, appunto “non sostengo un singolo attore sullo scenario libico: l’Italia, il governo, mira a ottenere la stabilizzazione del Paese e riteniamo che per raggiungere questo risultato l’opzione militare non è assolutamente affidabile”. Stando a quanto ritiene Conte, “l’intenzione di Haftar, appoggiata da alcuni Paesi, di unificare il territorio libico, di unificare l’esercito, le forze di sicurezza, può anche avere una logica ispiratrice, una sua plausibilità, ma di fatto la nostra posizione si sta rivelando lungimirante alla luce della concreta evoluzione dello scenario libico: non è con l’opzione militare che si può stabilizzare la Libia“. Di conseguenza il premier lancia un “invito ai leader europei, mediorientali e Usa a lavorare per soluzione politica” e di conseguenza “a considerare che dobbiamo lavorare a una soluzione politica che non può che passare da un cessate il fuoco, che deve essere immediato, auspichiamo che avvenga subito, perché se si dovesse protrarre questo scenario di conflitto armato la soluzione politica rischia di allontanarsi, perché la violenza genera violenza, rancore risentimento e più si protrae e più si allontana e diventa difficile recuperare la soluzione politica”.  Infine la chiosa: “parlerò con Putin. Ci siamo scambiati qualche parola ma non era il contesto giusto”.