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Licenziamenti, prima del prossimo aprile non sarà possibile: lo prevede una nuova norma interna alla Manovra 2022

Fra le prime cose positive che emergono dalla legge di Bilancio 2022, spicca una nuova norma che, di fatto, introduce una sorta di  ‘divieto velato’ – da leggere fra le righe – che, come vedremo, di poter licenziare fino all’aprile 2022. In questo modo il Governo tende a preservare il mercato produttivo ed occupazionale.

Licenziamenti bloccati: ecco perché la comunicazione del fine rapporto non sarà applicabile fino ad aprile

Praticamente come si legge sul portale leggepertutti.it, chi intende ridurre il proprio organico a gennaio, potrà farlo, ma obbligatoriamente dovrà inviare ’90 giorni prima’ una specifica comunicazione ai dipendenti/lavoratori interessati, affinché scatti formalmente la risoluzione del rapporto di lavoro.

Tradotto, sta a significare che, chiunque riceva oggi la lettera di cessazione del rapporto di lavoro, questo non potrà avvenire prima del mese di aprile. Ma non solo: in mancanza della suddetta comunicazione, il licenziamento – di qualsiasi natura esso sia: individuale o collettivo – è da considerarsi nullo.

Tuttavia va anche spiegato che questa norma, non è diretta a tutte le realtà produttive, ma soltanto a quelle dove (compresi anche i dirigenti e gli apprendisti), nel 2021, vi erano impiegati almeno 250 dipendenti. Unica eccezione, quelle aziende per le quali è stato evidenziato uno squilibrio patrimoniale o economico-finanziario.

Licenziamenti bloccati: la comunicazione di fine rapporto deve essere inviata anche a sindacati regioni e ministeri

Oltretutto spiega ancora l nuova norma, la comunicazione attraverso la quale si intende ridurre il personale, sempre per iscritto, oltre che ai diretti interessati, deve essere trasmessa anche alle Rsa e Rsu (le rappresentanze sindacali aziendali o unitarie), ed alle sedi territoriali delle associazioni sindacali di categoria più rappresentative a livello nazionale, alle Regioni interessate, all’Anpal e ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico.

Un obbligo che diviene effettivo nel momento in cui l’imprenditore è deciso a “procedere alla chiusura di una sede, filiale, ufficio, stabilimento o reparto autonomo situato nel territorio nazionale, con cessazione definitiva della relativa attività con licenziamento di un numero di lavoratori non inferiore a 50”.

Licenziamenti bloccati: ecco cosa deve contenere la lettera diretta a dipendente, sindacati regioni e ministeri

1) Le ragioni economiche, finanziarie, tecniche e organizzative dei licenziamenti.

2) Il numero ed i profili dei dipendenti interessati dalla riduzione dell’organico o dalla chiusura dello stabilimento.

3)  Il termine entro il quale è prevista la cessazione dell’attività.

Quindi come ben spiega l’agenzia di stampa AdnKronos: “Entro 60 giorni dalla data della comunicazione, l’azienda dovrà redigere ed inviare agli stessi destinatari (sindacati, Regioni, ministeri, ecc.) un piano con le misure necessarie a contenere le ricadute occupazionali ed economiche che comporta la chiusura. Il dossier dovrà essere discusso nei successivi 30 giorni. Il datore sarà tenuto a pagare il ticket di licenziamento ordinario (quindi, non quello triplicato) nel caso in cui ci sia un accordo sindacale. Viceversa, se il piano non viene presentato o non contiene gli elementi previsti, dovrà essere pagato il ticket di licenziamento in misura doppia.Infine, se manca l’accordo sindacale sul piano, il datore pagherà il ticket di licenziamento maggiorato del 50%”.

Max