Nasrin Sotoudeh dovrà scontare 33 anni

    Condannata a 33 anni di carcere Nasrin Sotoudeh per aver difeso i diritti civili e politici in Iran. L’avvocata e attivista iraniana per i diritti civili, detentrice del premio Sakharov nel 2012, è colpevole secondo i magistrati iraniani di “propaganda contro lo Stato”, “istigazione alla corruzione e alla prostituzione” e di “essere apparsa in pubblico senza hijab”, in seguito alla decisione di difendere numerose donne che in Iran hanno protestato contro l’obbligo di portare il velo per occultare il volto.

    Nasrin Sotoudeh, la solidarietà di tutto il mondo

    Sotoudeh si trova nella prigione di Evin dal giugno 2018. Suo marito Renza Khandan ha scritto lo scorso martedì un post sul suo profilo Facebook , dove ha spiegato che “per sette accuse in totale” sua moglie deve rispondere di una condanna di “33 anni e sei mesi e 148 frustrate”. Sempre dal marito si apprende che Sotoudeh ha deciso di non presentare ricorso (aveva 20 giorni di tempo) per contestare il verdetto, in quanto l’avvocata riteneva che il processo a suo carico fosse ingiusto e non regolare. Il marito Khandan aveva rivolto un appello a tutta l’Europa affinché intercedesse per la causa della moglie con il regime iraniano. Il sito d’informazione Radio Farda sostiene che Sotoudeh dovrà scontare almeno la pena legata al reato più grave, quindi 12 anni di reclusione.
    Tutto il mondo si è indignato per il caso dell’avvocata iraniana: sia il parlamento europeo che la Francia, ma anche gli Stati Uniti e le organizzazioni internazionali per i diritti hanno richiesto più volte all’Iran di liberare Sotoudeh. Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ritiene sconcertante la sua pena di 33 anni: “Raddoppieremo i nostri sforzi perché si possa trovare una strada extragiudiziale di annullamento della condanna e per il rilascio di Nasrin. Questa è la conferma dell’ostinazione della giustizia iraniana nei confronti di una donna la cui unica colpa è solo quella di aver difeso i diritti umani e i diritti delle donne protagoniste della campagna contro l’obbligo del velo”.