NON SONO UN ASSASSINO. LA LOTTA ARMATA? UN SUICIDIO

    Attraverso i microfoni del Gr1, che ha ospitato le sue dichiarazioni da Cananéia, dove è in attesa del pronunciamento rinviato alla prossima settimana sulla richiesta di Habeas Corpus presentata dai suoi legali, Cesare Battisti racconta di sé e del suo passato da terrorista. “Faccio autocritica sull’uso della lotta armata. E’ stato un suicidio. E’ stata una cosa che non poteva dare risultati buoni per nessuno. Come si può essere soddisfatti o fieri di tanta violenza, tanti omicidi e tanto sangue da una parte o dall’altra? E’ chiaro che ho compassione per le vittime. Ho 62 anni, ho dei figli e sono nonno”. Oggi rinnega quel periodo, la militanza nella falange dei Proletari Armati per il Comunismo ma, tiene a precisare, “fortunatamente ne sono uscito prima che cominciassero gli omicidi nel mio gruppo”. Tuttavia, ammette Battisti, “anche indirettamente ho partecipato a delle idee che hanno portato a una follia, a un delirio, a una strada senza uscita”. Poi l’ex terrorista ribadisce le accuse che in Italia gli sono valse ben 4 ergastoli (secondo l’accusa 2 commessi materialmente, e 2 – tra cui quello del gioielliere Pierluigi Torreggiani – in concorso): “si stanno inventando un personaggio che non esiste. Mi stanno trattando come uno di quei capi che oggi dovrebbero avere 80 anni e anche così non c’è stata tutta questa violenza che loro dicono. Io ho lettere di Alberto Torreggiani dove lui dice testualmente che non ha nessun dubbio sul fatto che io non ho nulla a che vedere con la morte del padre”. Ed ora che è nuovamente in libertà – benché attraverso alcuni vincoli – l’ex terrorista Battisti parla con affetto del Brasile, perché qui è “stato accettato da tutti, tutti mi vogliono bene e si occupano di me”. Ovviamente, sottolinea, “mi manca molto l’Italia. Forse ci tornerò in vacanza, così per rivedere i posti”.
    M.