Ponte Morandi, nel mirino della GDF tre nomi di Autostrade

    L’attenzione della magistratura e degli investigatori della Guardia di Finanza in questo momento si concentra sulla catena di comando del Dipartimento Operazioni Centrali di Autostrade per l’Italia. In particolare su tre nomi: il direttore centrale Paolo Berti, numero tre della compagnia; e due dei suoi subordinati Stefano Marigliani (direttore del Primo Tronco di Genova) e Michele Donferri Mitelli (direttore di Manutenzione e Operazioni in esercizio). Per ottenere un elenco completo dei sospettati, prima di eseguire l’incidente di prova, i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno riavvolgono il nastro della storia, tornano indietro nel tempo per almeno 20 anni, cioè tornano ai primi rapporti sulla criticità del Ponte morandi Il Primo Gruppo delle Fiamme Gialle sta riunendo tutti i nomi di quelli negli uffici di Autostrade e in quegli anni ha ricoperto i ruoli di Berti, Marigliani e Donferri.

    Sono funzioni chiave e decisive e cerchiamo di capire se lo stato di manutenzione e manutenzione del viadotto di Polcevera nelle varie sessioni del consiglio di amministrazione è stato concretamente rappresentato. Per il crollo e la morte di 43 persone, vengono esaminati tutti i ruoli e le responsabilità dell’azienda, compresi quelli dell’attuale presidente della società Fabio Cerchiai e dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci (anche direttore generale di Atlantia, il cui principale azionista è il Famiglia Benetton). In queste ore magistrati e finanzieri sono impegnati nella rilettura e nella ricostruzione temporale di documenti, lettere e lettere sequestrati nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza, e cercano di identificare e definire compiti e responsabilità di coloro che, per vari motivi, sono interessati a il Morandi.

    “Un primo elenco di sospetti è indispensabile prima che una parte faccia sorgere l’incidente di prova”, spiega il procuratore generale Francesco Cozzi in vista del passaggio procedurale che serve per esaminare gli elementi raccolti in contraddizione con gli esperti degli indagati. In queste ore stiamo definendo l’ampiezza di questa “lista” per evitare che le dispute successive possano essere avanzate a coloro che non hanno avuto l’opportunità di nominare il proprio consulente. Ma la decisione deve anche prendere in considerazione l’istituzione dell’ufficio del magistrato, secondo cui non è possibile procedere con una lista ampliata con pioggia e sovrapposizione con l’organigramma di Autostrade.
    D’altra parte, preme la possibile demolizione dei monconi del ponte rimasti in piedi e considerati non sicuri. “Per soddisfare le necessità abbiamo bisogno di un requisito rappresentato dalla Protezione Civile – aggiunge il capo del pubblico ministero -: sia per ragioni di sicurezza pubblica, vitale per la società civile e per l’economia”. Tuttavia – sottolinea Cozzi – la macellazione non deve compromettere le prove, cioè demolire per edifici industriali, cioè senza sgretolarsi e usare cariche esplosive “.

    Nel frattempo, ieri mattina la commissione d’inchiesta nominata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è riunita al nono piano della Corte di giustizia con il pm Terrile, il procuratore capo e il deputato Paolo D’Ovidio. Nel pomeriggio gli ispettori inviati dal Ministro Toninelli, insieme ai consulenti tecnici della Procura della Repubblica e accompagnati dai militari dell’Autorità Portuale, hanno fatto una visita di 2 ore al sito del crollo.

    Contemporaneamente, Roberto Ferrazza, Provveditore dei Lavori pubblici piemontesi, valdostani e liguri, ha partecipato a un incontro nella Regione. Ferrazza è l’ex presidente del Mit Committee, sollevato dal suo incarico dal ministro Toninelli lo scorso venerdì. Lo scorso febbraio Ferrazza ha co-firmato un rapporto tecnico sul progetto di ristrutturazione del ponte Morandi, con il quale, pur autorizzando i lavori, ha formalizzato le rigide osservazioni sui metodi utilizzati per valutare la tenuta del cemento. Secondo il ministero, potrebbe prendere provvedimenti per proteggere il traffico sul ponte.

    Poche ore prima della revoca, Ferrazza si era presentato alla procura dal pm Terrile per fare dichiarazioni spontanee. “Doveva fare alcuni chiarimenti – sottolinea il procuratore capo – è stato ascoltato ma senza essere interrogato o come testimone, tanto meno come indagato dal momento che attualmente non vi è alcun sospetto, non abbiamo potuto fargli alcuna domanda, come previsto per la procedura”. Non sappiamo cosa ha detto Ferrazza ai magistrati. “È secreto – ripete Cozzi – per motivi investigativi”. È noto, tuttavia, che oltre alle dichiarazioni è stata depositata la documentazione.