RUSSIAGATE: IN AUDIZIONE IL DIRETTORE DELL’FBI CONFERMA CHE PUTIN PREFERISCE PIÙ GLI UOMINI DI AFFARI MA ESCLUDE L’HACKERAGGIO AI FINI DELL’ESITO ELETTORALE

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    Attraverso il suo direttore, James Comey, l’Fbi ha confermato che sui presunti legami tra la campagna di Donald Trump e la Russia nel corso delle elezioni presidenziali 2016, è in corso un’indagine: “Seguiremo i fatti ovunque ci porteranno”, ha assicurato Comey riferendo davanti alla Commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, spiegando che l’agenzia di intelligence userà la massima imparzialità. Al momento, almeno stando a quanto riferito, la Russia avrebbe avuto una “preferenza positiva” per il candidato repubblicano rispetto alla rivale Hillary Clinton.  Tal proposito Comey ha evidenziato come, visti i precedenti con l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder e l’ex premier italiano Silvio Berlusconi, il presidente Vladimir Putin preferisca gli “uomini d’affari, in quanto è più facile trattare con loro e sono più aperti al negoziato”. Nel corso dell’audizione, davanti alla sequela di domande postegli dai membri democratici della Commissione, il numero uno dell’Fbi è dovuto ricorrere più volte ai classici “no comment” e “non posso rispondere”, per non compromettere la segretezza e l’integrità dell’inchiesta in corso sul cosiddetto Russiagate. Una delle ’non risposte’ più significative, Comey l’ha fornita quando ha evitato di confermare o smentire se lo stesso Trump sia oggetto dell’indagine. Interessante piuttosto quanto dichiarato da Comey in merito alle presunte ‘manovre’ da parte di hacker russi per alterare gli esiti dell’elezione Usa: non ci sarebbe stata nessuna ingerenza sui risultati elettorali negli ’swing states’, gli stati chiave per la vittoria elettorale di Trump nel novembre del 2016. Alla domanda del repubblicano Devin Nunes, presidente della commissione, sia Comey che Rogers hanno risposto che non ci sono prove di interferenze russe nel conteggio dei voti in Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Florida, North Carolina e Ohio. Riguardo poi le intercettazioni, Comey ha tenuto a precisare che non c’è “alcuna informazione” a sostegno della accuse di intercettazioni ai suoi danni lanciate dal presidente nei confronti del suo predecessore Barack Obama. Rogers, invece, ha definito ridicole le accuse di Trump al controspionaggio britannico Gchq, ’reo’ secondo l’inquilino della Casa Bianca di avere intercettato le sue comunicazioni per conto di Obama. Il servizio britannico definì appunto “senza senso” e “estremamente ridicole” le accuse di Trump. Anche perché, ha aggiunto Rogers, una collaborazione tra la Nsa e il Gchq “sarebbe contro la legge”.

     M.