Sindaci italiani si oppongono al decreto sicurezza

    Molti dei sindaci che governano parte delle città della penisola italiana, hanno deciso in queste ultime vibranti ore di seguire l’esempio del loro collega palermitano, Leoluca Orlando, di non attuare il decreto sicurezza appena passato. Molti sindaci pensano che il decreto, sostenuto e votato da Matteo Salvini, sia una chiara rappresentazione di razzismo. Gia il leader leghista ha tuonato contro i sindaci, promettendo dure sanzioni a chi si opporrà al dl sicurezza. Il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris, sostiene di aver immediatamente sospeso il decreto. Fin dal voto del provvedimento: “Ho schierato la mia città dalla parte dei diritti – commenta – noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione repubblicana. È obbedienza alla Carta e non disobbedienza civile. L’iscrizione all’anagrafe è fondamentale, consente alle persone di avere diritti. Sono in ballo interessi primari della persona: l’assistenza, l’asilo. Ci muoviamo in questa direzione anche per il sistema Sprar che è un’esperienza da tutelare mentre questo governo punta a riaprire centri affollati, depositi di persone che rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe umane”.Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, è deluso: “Come sindaci avevamo rilevato queste problematiche fin da ottobre – dice a Repubblica – e non c’è stata alcuna concertazione e condivisione. Nella nostra città mai applicheremo norme che vanno contro i principi costituzionali e di accoglienza. A questo punto auspichiamo che il Viminale voglia incontrare l’Anci”.In verità sono molte le voci del decreto che suscitano perplessità: “Ci dicono di sgomberare gli irregolari e non ci dicono dove collocarli”, spiega Falcomatà. Ma i guai non sono relativi alla sola ed unica gestione dei migranti: “Un aspetto che mi inquieta molto è anche la possibilità di vendere beni sequestrati alla mafia senza alcuna selezione. In questo modo il mafioso rischia, attraverso un prestanome, di rientrare in possesso del bene confiscato”.