Sprechi alimentari: gli italiani gettano 8,5 milioni di euro per frutta e verdura

    Siamo nel 2018 e la tecnologia ha fatto passi da gigante. Conduciamo una vita più sana e siamo tutti più attenti ai nostri ritmi, agguerriti contro tutto ciò che non sia biologico e concentrati su come eliminare il più possibile lo stress. Eppure, ancora oggi sono oltre 800 milioni le persone nel globo a soffrire la fame. Ma il dato più sconcertante è sono gli stessi italiani a sprecare il cibo più sano: verdura e frutta. Andrea Segrè, professore di politica agraria internazionale e comparata all’università di Bologna, fondatore della Campagna #Spreco Zero e di Last Minute Market (LMM da 20 anni si occupa di denunciare e fare campagne di prevenzione sugli sprechi alimentari), sottolinea la stupidità del gettar via gli alimenti e detta un decalogo contro lo spreco.

    “Una produzione sostenibile per il futuro”. “La giornata mondiale dell’alimentazione 2018 (Un mondo a Fame Zero entro il 2030 è possibile), chiama all’azione tutti noi – spiega Andrea Segrè, Fondatore LMM e campagna #SprecoZero – Dar da mangiare a una popolazione che a metà del secolo raggiungerà i 10 miliardi e sarà sempre più urbanizzata, richiederà un aumento della produzione del 60%. Che a sua volta comporterà un incremento di energia di oltre il 30% e di acqua di più del 50%. Il nostro futuro passa per una produzione agricola e un consumo alimentare più sostenibile, nel senso che dobbiamo usare meglio le risorse naturali che abbiamo a disposizione (suolo, acqua, energia), pensando che sono limitate e rinnovabili. Produrre di più con meno, mangiare di meno e meglio, migliorare l’accesso al cibo”. “La causa degli sprechi di cibo sta nel comportamento di noi consumatori”. “Secondo la FAO – continua Segré – oltre 1/3 del cibo prodotto al mondo va perso. I costi globali degli sprechi contano circa 2,6 trilioni di dollari l’anno, compresi 700 miliardi di costi ambientali e 900 di costi sociali. Non ha senso produrre e gettare nella spazzatura. Ammesso che si riesca davvero ad aumentare la produzione agricola del 60%, perderne subito un 1/3, la produzione reale diventa solo il 40%. L’incremento della produzione agricola e la modificazione delle diete alimentari richiedono tempo, e dipendono anche dal tempo del cambiamento climatico in atto. Il contrasto agli sprechi alimentari, dunque, diventa urgente: la causa principale sta infatti nel nostro comportamento e nel rapporto che noi consumatori abbiamo con il cibo”.
    Il gettar via il cibo è stupido e danneggia la società. Per quanto riguarda l’Italia, in questi giorni si tiene il Bologna Award Festival, che vede svolgersi iniziative internazionali sulla Sostenibilità Agroalimentare. Eppure, ogni giorno, fra ciò che rimane nel piatto nel frigo e nella dispensa di casa, gli italiani gettano 100 grammi di cibo: moltiplicato per 365 giorni all’anno vuol dire 36,92 kg di alimenti, per un costo di 250 € l’anno a famiglia. Sprecare il cibo, per riprendere le parole non dette di Segrè, è stupido e, come spiega un grande manuale economico sul danno creato dalla stupidità: “Le persone stupide causano perdite ad altre persone senza realizzare benefici per loro stesse. Ne consegue che la società intera s’impoverisce” (Carlo Cipolla, Allegro ma non troppo, Il Mulino, 1988). Come riferiscono i dati reali, queste azioni sono inutili per ciascun italiano, dannose per la società, stupide, stando allo studio del prof. Cipolla. Troppo il cibo sprecato in Italia. “Il cibo ancora buono buttato, spesso indifferenziato, non si può recuperare a fini caritativi come i prodotti invenduti o non consumati negli altri anelli della filiera alimentare (agricoltura, industria, distribuzione, ristorazione). Tutto si può recuperare, insegna l’esperienza di LMM, non lo spreco domestico, che costa smaltire come rifiuto”: per quanto Andrea Segrè, dal 1998, si faccia fondatore e portavoce delle campagne di LMM e #Spreco Zero; per quanto ne discuta in ambiti internazionali; per quanto Altan regali da 9 anni le sue vignette a LMM, Caterpiller di Radio2Rai e una serie di testimonial siano impegnati nelle battaglie di LMM; per quanti risultati si siano ottenuti, il fatto che si getti tanto cibo resta eticamente scorretto e stupido. Lo dicono i dati, realizzati dal progetto Reduce del Ministero dell’Ambiente con l’Università di Bologna-Distal, e il partenariato dell’Università della Tuscia-Deim, del Politecnico di Milano-Dica e Università di Udine- Deis, nella campagna SprecoZero di LMM.
    I cibi che ama buttare la famiglia italiana, verdure in testa. Nelle case degli italiani, si spreca, in media, 1,5 kg di cibo ogni settimana e il pasto incriminato è la cena, durante la quale si butta via, in media, 1 volta e ½ più cibo che a pranzo. Le verdure sono le più sprecate: ogni giorno, in media, per quasi 20g, pari al 25,6% dello spreco totale giornaliero, 7,1 kg di verdure buttate ogni anno). Subito dopo, latte e latticini con 13,16 g al giorno pari al 17,6% dello spreco totale giornaliero, per 4,8 kg all’anno. A seguire frutta (12,24 g) e prodotti da forno (8,8 g). Le cause? Aver raggiunto o superata la data di scadenza nel 46% dei casi, e aver gettato il cibo che non era piaciuto (26%).
    Sprechi alimentari dei nostri figli a scuola, frutta soprattutto. Dei pasti dei giovani italiani che studiano, 1/3 viene gettato: 90 grammi per ogni studente a pasto e l’alimento meno gradito è la frutta, mentre in testa al gradimento dei bambini il ‘secondo’ piatto. I dati evidenziano che quasi 1/3 del pasto viene gettato, il 29,5%: si tratta di 120 grammi di cibo per ogni studente a fronte di 534 grammi di cibo pro capite. Lo spreco è ripartito fra avanzi dei piatti (16,7%), cibo intatto lasciato nella mensa (5,4%) e cibo intatto portato in classe (pane e frutta, 7,4%).
    Gli scempi della grande distribuzione del cibo. La grande distribuzione produce 2,89 kg/anno di spreco alimentare per abitante: 55,6 gr a settimana e 7,9 gr al giorno. Il 35% potrebbe essere recuperabile a scopo alimentazione umana. Pesa 9,5 kg/anno per mq di superficie di vendita lo spreco negli ipermercati e 18,8 kg/anno per mq nei supermercati. Tradotto per ogni cittadino italiano significa una produzione di spreco di 2,89 kg/anno pro capite, vale a dire 55,6 gr a settimana e 7,9 gr al giorno. Il 35% di questo spreco potrebbe essere recuperabile per l’ alimentazione umana. In termini economici, l’incidenza dello spreco di cibo sul fatturato dei punti vendita è sotto l’1% per gli ipermercati, e dell’ 1,4% per i supermercati.
    “Le azioni sono il futuro”. Per concludere, e iniziare allo stesso tempo, Segrè indica 10 linee di comportamento per la lotta agli sprechi alimentari nel quotidiano: “1. Acquistare solo ciò che ci serve, facendo una lista precisa senza cadere nelle sirene del marketing. 2. Prediligere alimenti locali e di stagione. 3. Leggere e capire bene etichette e scadenze. 4. Usare frigo, freezer e dispensa per conservare gli alimenti, non stiparli alla rinfusa. 5. Cucinare quanto basta, ma se avanza condividere o riciclare il giorno dopo. 6. Tenere il bidone della spazzatura vuoto, differenziando tutti i rifiuti 7. Al ristorante chiedere di riportare a casa ciò che non viene mangiato. 8. Riconoscere che il cibo ha un valore per il portafoglio e per la salute. 9. Chiedere che l’educazione alimentare e ambientale rientrino nelle nostre scuole. 10. Mangiare è un atto di giustizia e di civismo: verso se stessi, verso gli altri, verso il mondo. Un mondo senza sprechi è possibile”.