Stato-mafia: Corte in camera consiglio

    Dopo le brevi dichiarazioni spontanee dell’ex ministro Dc Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, la Corte d’assise di Palermo si è ritirata in camera di consiglio per decidere il verdetto da emettere nei confronti dei nove imputati: boss, ex vertici del Ros ed ex politici.
    Pm, da difese espressioni inopportune – Con una breve e polemica dichiarazione il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, il pm più anziano del pool che ha istruito il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, ha annunciato, all’ultima udienza del dibattimento, l’intenzione della Procura di non fare repliche dopo le arringhe difensive. Un intervento singolare che esclude ulteriori conclusioni dell’accusa, ma non stempera i toni di un ’dibattito’ processuale che dall’inizio del dibattimento ha registrato momenti polemici e di scontro tra le parti. “Dopo difficili consultazioni – ha detto Teresi presente in aula col collega Roberto Tartaglia – ha ritenuto non opportuno fare repliche. La corte può contare su un’ampia panoramica e può valutare che l’ipotesi dell’accusa è provata e non scalfita dalle argomentazioni delle difese”. Il magistrato ha bacchettato “le espressioni estreme e inopportunamente polemiche di alcuni legali che hanno travalicato la dialettica processuale che invece non dovrebbe mai trascendere. Questa dialettica non ci appartiene, la respingiamo e la rimettiamo al mittente”. Ora è la volta delle dichiarazioni spontanee dell’ex ministro Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. Poi i giudici dovrebbero entrare in camera di consiglio per decidere.