Tria non ‘torna indietro’ sulla manovra economica

    Giovanni Tria, ministro dell’Economia, si è espresso sulla manovra economica e sulla crescita preoccupante dello spread, che non rasserena di certo gli azionisti. Tria ha spiegato la situazione attuale durante una conferenza a Montecitorio: ‘La salita dei rendimenti dei titoli di Stato desta certamente preoccupazione. Non dobbiamo lasciare che la volatilità di breve termine dei mercati offuschi il nostro giudizio. Non dobbiamo basare il quadro programmatico su scenari al ribasso. Il giudizio degli analisti dell’Ufficio parlamentare di bilancio è basato su stime obsolete o parziali’.  Infatti il Def, Documento di economia e finanza, ha ricevuto l’ennesimo freno dall’Ufficio parlamentare di bilancio, ma non ha scoraggiato Cinque Stelle e Lega, che anzi vanno avanti, sbilanciandosi sulle previsioni di crescita e sugli obiettivi da raggiungere, stabiliti nella manovra. ‘A seguito della mancata validazione del quadro macro economico programmatico da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio – ha proseguito il ministro – il Governo ritiene opportuno confermare le previsioni contenute nella NaDef’. Nel giudizio negativo espresso dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Tria vi vede ‘uno stimolo, non un motivo per abbassare le ambizioni’.Tria sembra appoggiare Di Maio Salvini, che sulla nota di aggiornamento del Def hanno detto che ‘indietro non si torna’, quindi non sono previste modifiche. Nell’intervento il responsabile dell’Economia ha messo in evidenza che le scelte dell’esecutivo si muovono ‘nella cornice dell’Ue’, che ‘lo scostamento è cosa prevista’, che le coperture della manovra 2019 ci sono. ‘Ammontano a 15 miliardi di euro, di cui 6,9 miliardi di tagli e 8,1 miliardi di aumenti di entrate – ha spiegato -. Nell’anno successivo le coperture sono di 7,8 miliardi con un importo analogo di tagli e aumenti di entrate pari a 3,9 miliardi, nel 2021 4,7 i miliardi dovuti ai tagli e 5,2 miliardi alle maggiori entrate’. La Legge di Bilancio ammonta a 37 miliardi secondo i dati forniti dal ministro dell’Economia. Tria ha parlato di 22 miliardi di deficit nel 2019, di 6,9 miliardi di tagli di spesa e di 8,1 miliardi di aumento di entrate. Inoltre ha fornito una tabella dalla quale si evince che queste due ultime voci ammontano ciascuna a 0,4 punti di Pil l’anno prossimo. Riferendosi alle stime di crescita dell’esecutivo, Tria ha spiegato: ‘L’impatto sul tasso di variazione del Pil della manovra è di 0,6 punti percentuali nel 2019’. Il ministro ha poi “spacchettato” gli effetti delle misure. Nel 2019, ha spiegato, l’Iva (costo 12,5 miliardi) spinge la crescita di 0,2 punti; il reddito di cittadinanza e l’anticipo pensionistico costano 16 miliardi (+0,3 Pil); la flat tax 600 milioni (+0,1 Pil); gli investimenti 3,5 miliardi (+0,2 Pil); incentivi a investimenti e Pubblica amministrazione 1,8 miliardi (+0,1% Pil); spese indifferibili 2,3 miliardi (+0,1). Le coperture (6,9 mld tagli; 8,1 mld entrate) riducono il pil di 0,4 punti. Nel suo intervento Tria ha spiegato che gli incentivi agli investimenti e all’innovazione, insieme agli interventi di spesa per il pubblico impiego, saranno finanziati con 1,8 miliardi nel 2019, un valore che sale a 3,2 miliardi nel 2020 e a 4,1 miliardi nel 2021. Il ministro ha inserito questi interventi in un unico capitoli definito ‘ulteriori misure espansive’. Il giorno dopo la bocciatura della Nota di aggiornamento del Def, asse portante della prossima manovra economica, da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Tria è dunque tornato a Montecitorio, davanti alle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato. L’Upb non ha validato le stime di crescita del Pil indicate dal governo nella nota di aggiornamento. Uno stop che è scattato nel pomeriggio di ieri, martedì 9 ottobre, a poche ore dall’audizione del responsabile del Tesoro, che oggi ha dovuto replicare ai rilievi mossi. Un no alla manovra è giunto anche da Bankitalia. Il vice direttore generale Signorini ha messo in evidenza che l’aumento del Prodotto interno lordo poggia su moltiplicatori non scontati. Il governo M5s-Lega ha scommesso sulla crescita dell’economia italiana: ha fissato l’asticella del Pil all’1,2% già nel 2018, all’1,5% nel 2019 e all’1,6% nel 2020. Nella lettera di presentazione della Nadef alle Camere, lo stesso Tria ha giudicato questa scelta ‘ambiziosa’, riconoscendo il rallentamento dell’economia italiana negli ultimi mesi e i rischi sulla crescita che potrebbero scaturire dal protezionismo e dal termine della politica fiscale espansiva degli Usa. Il 5 ottobre la Commissione europea ha inviato una lettera all’Italia nella quale ha manifestato ‘una seria preoccupazione’ per la ‘devizione significativa del percorso raccomandato dal Consiglio’ dei governi Ue.