Ancora differenze tra Nord e Sud: nel Mezzogiorno Pil a rilento e rischio spopolamento

    Il sud Italia rimane ancora indietro rispetto al resto d’Italia. Secondo il Rapporto Sud presentato a Reggio Calabria alla presenza del ministro Barbara Lezzi da Anci, Cresme e Svimez, sarebbe emersa una profonda differenza con il Nord Italia, a partire in primo luogo dal Pil, fino ad arrivare agli investimenti per le infrastrutture.?I dati effettivi mostrano come il Centro Nord stia recuperando in maniera positiva il Pil perso negli anni di crisi (meno 4,1% la differenza tra 2017 e il 2008) mentre il prodotto interno lordo del Mezzogiorno è ancora inferiore del 10% rispetto ai livelli del 2008. In un confronto europeo, i principali Paesi hanno non solo recuperato ma anche guadagnato rispetto ai livelli precrisi, la Germania è in rialzo del 12,3% rispetto al 2008 ma anche la Spagna è avanti del 2,8%. Peggio ancora, negli ultimi dieci anni il Sud Italia ha perso circa mezzo milione di occupati giovani, e conta 228.000 abitanti di meno, come se fosse sparita la città di Messina. Ad allontanarsi sono soprattutto i giovani, che spesso non rimangono nemmeno per studiare: un giovane su quattro infatti sceglie di fare l’università nel Centro-Nord, una scelta che indebolisce ancora di più gli atenei del Sud, sempre più privi di risorse.?Gravissimo il gap infrastrutturale: al Sud ci sono appena 45 chilometri di ferrovie per 1000 di superficie contro i 65 del Nord e i 59 del Centro. Le linee ad alta velocità presentano appena 122 collegamenti giornalieri, meno della metà di quelli dell’area settentrionale. E la rete autostradale non cresce dal 1990. Gli investimenti sono al palo, eppure le risorse non mancherebbero: sono fermi 83 miliardi destinati alle opere pubbliche al Sud. Fermi anche i fondi strutturali, 44 miliardi destinati alle costruzioni. A crescere, risulta dai dati presentati dalla Svimez ad agosto, solo gli investimenti privati, che nel 2017 sono aumentati del 3,9%, un dato che ha aiutato il Pil, aumentato dell’1,4%. Ma a fronte di carenza di politiche adeguate, la voglia di ripresa del Mezzogiorno potrebbe fermarsi presto: le previsioni sono di un graduale rallentamento per arrivare ad appena più 0,7% nel 2019.?I problemi strutturali del Sud non sono risolvibili però con il reddito di cittadinanza, afferma il direttore Svimez, Luca Bianchi, a Fuori Gioco su Radio 1: “La chiave della ripresa del Sud è aumentare la quota delle attività produttive e migliorare il sistema delle infrastrutture economiche e sociali. All’interno del Def, dunque, se dobbiamo chiedere dei margini di flessibilità, devono andare agli investimenti, perché nel corso degli anni si sono ridotti soprattutto gli investimenti, in particolare, nel Mezzogiorno”.