Avvocati: definiti i nuovi “poveri” del 2016 – di Linda Perna

    Roma – 20 gennaio 2016. Non è un mistero ormai che nell’Italia del 2000 qualcosa non sta andando secondo i piani. La crisi economica, intellettuale, i cervelli in fuga, alimentano sempre di più il malessere, la sfiducia e il disagio nei confronti di una rappresentazione che non da i suoi frutti. Ad oggi è difficile indirizzare i giovani e spronarli nel fare qualcosa che amano davvero, perché studiare e fare sacrifici per anni e anni se poi non riesci a realizzarti nella professione? Ormai le categorie di lavoratori, qualsiasi classe sociale si tratti, risentono della crisi arrivando spesso a gesti estremi che costano la vita. L’umiliazione a volte è troppo grande per rimboccarsi le maniche e cercare a luce in fondo al tunnel, soprattutto quando nessuno tende la mano verso la tua. A farne le spese secondo la statistica del 2015, la categoria degli avvocati, che sembrava avesse retto alla grande il peso della crisi economica che invece, a quanto pare, si sta facendo sentire inghiottendo anche loro nel buco della disoccupazione. Qualcuno li ha già definiti “i nuovi poveri”. Sono circa ottomila in Italia coloro che hanno deciso di dismettere la toga non rinnovando l’iscrizione alla cassa forense che varia dai settanta ai duecentocinque euro annui a seconda del titolo – da praticante non abilitato fino ai cassazionisti-. Il declino della professione individua un disagio dovuto alle poche richieste di trascinare qualcuno in tribunale, oggi le persone preferiscono risolvere i disagi fuori dalle mura giuridiche, non potendosi permettere i costi dell’esercizio della professione. Costi che ormai però sono arrivati addirittura a 100 euro per una causa delicata che può essere quella del divorzio con figli. Tra le sottocategorie dell’avvocato ci sono sempre alti e bassi che riguardano altri fattori: le donne e i giovani sono i più colpiti, che percepiscono un reddito dimezzato rispetto ai loro colleghi maschi. Le fasce intermedie iniziano a soffrire tanto quanto le precedenti, soprattutto se non specializzate. Il futuro è tutt’altro che roseo per questa categoria, sono circa 80mila gli avvocati che hanno un reddito da fame. Di conseguenza, sempre meno sono gli iscritti alla facoltà di giurisprudenza. Il presidente della Cassa Forense, Nunzio Luciano, spiega a chi propone il numero chiuso per arginare l’enorme offerta che ormai è troppo tardi: “Era necessario agire prima e introdurre il numero programmato nel secondo anno accademico per evitare il boom e permettere a persone meritevoli di trovare comunque un’altra strada senza restare fuori dal mercato”.avvocato