Home ATTUALITÀ Dottor Mariano Amici: “La protesta di bar e ristoranti racconta la disperazione...

    Dottor Mariano Amici: “La protesta di bar e ristoranti racconta la disperazione del Paese”

    Dottor Mariano Amici
    Dottor Mariano Amici

    Un nuovo ricorso contro il DPCM del Governo per aiutare bar, ristoranti e tutte le attività commerciali che stanno risentendo delle nuove restrizioni imposte negli ultimi giorni tra zone rosse e arancioni. Mariano Amici, il medico dell’Asl RM6 già vincitore del ricorso che lo scorso autunno ha bloccato l’obbligatorietà delle vaccinazioni antinfluenzali nel Lazio e promotore di una azione giudiziaria collettiva sull’inattendibilità dei tamponi diagnostici per il Covid, apre un nuovo fronte nella sua battaglia legale contro provvedimenti che definisce inefficaci sul fronte della salute pubblica ma al contrario dannosi per l’economia.

    E questa volta si schiera al fianco degli esercenti che lo scorso fine settimana hanno promosso l’iniziativa “Io Apro“, con migliaia di attività commerciali che per protesta hanno sfidato le chiusure imposte contro la diffusione del virus. Amici, che oltre ad un’esperienza quarantennale in medicina prima in ambito militare e poi civile vanta anche un passato come dirigente in ambito sanitario e come amministratore comunale, invita a riflettere sul grido di sofferenza che con la protesta si è elevato: “Cosa può spingere un ristoratore, un barista o un esercente a sfidare le norme e ad aprire le proprie attività nonostante i divieti imposti dai provvedimenti adottati contro il virus? – chiede Mariano Amici in un post su Facebook che sta facendo il giro della rete – Credo che questa sia l’unica domanda, o quanto meno la più importante, che bisognerebbe porsi prima di commentare l’iniziativa di protesta ma credo che i primi a chiederselo dovrebbero essere Conte e i ministri che, con le loro decisioni in materia sanitaria, stanno portando al progressivo sgretolamento del sistema economico del Paese”.

    https://www.facebook.com/mariano.amici.5/posts/1050041622074260

    Da Milano a Palermo, dal Triveneto alla Calabria, da Genova a Roma: il malcontento dei pubblici esercenti, tra le categorie più pensalizzate dai provvedimenti sfornati negli ultimi mesi dall’esecutivo, ha preso forma in una protesta spontanea cui non hanno aderito le associazioni di categoria ma che lo scorso week-end ha visto molti bar e ristoranti aprire nonostante i divieti.

    I controlli non sono mancati, così come le sanzioni e l’obbligo di chiusura ma molti titolari hanno già annunciato ricorso. E qui nasce l’iniziativa di Mariano Amici, diventato sul web un vero e proprio paladino di chi ritiene spropositate le misure messe in campo per arginare l’epidemia: “Se da uomo rispettoso delle leggi e delle istituzioni comprendo benissimo che non si possa perdonare chi viola le leggi – premette il medico laziale –, da cittadino e da professionista posso cogliere e comprendere profondamente il senso di frustrazione e di angoscia di chi rischia, per effetto di provvedimenti tanto restrittivi quanto inutili ai fini del contenimento del virus, di vedere andare in fumo le proprie aziende e i propri patrimoni. Perchè è del tutto evidente che anche volendo attribuire un valore di attendibilità al sistema di monitoraggio nazionale con i tamponi (ma Amici da mesi sta battagliando a suon di perizie e documenti scientifici per dimostrare che i dati raccolti non hanno valore scientifico e dunque non possono giustificare le misure di emergenza adottate dall’esecutivo; ndr) appare evidente che l’andamento numerico dell’epidemia in questi mesi stia confermando come l’efficacia del cosiddetto lockdown è decisamente nulla rispetto ai sacrifici imposti all’intera popolazione e alle attività commerciali, soprattutto se nel frattempo non si metteranno in campo misure davvero utili a garantire la salute pubblica che non si può tutelare con la politica delle chiusure e dei vaccini, la cui efficacia e innocuità sono tutte ancora da provare”.

    E così, in attesa di un cambio di marcia nelle strategie per arginare la diffusione del virus, monta la protesta di bar e ristoranti ai quali Mariano Amici tende la mano: “Sinceramente non capisco perché, dopo averne già ridotto sensibilmente orari e fatturati, si è arrivati ancora una volta a vietare del tutto l’apertura di locali che hanno già sostenuto spese ingenti per adeguarsi ai nuovi parametri di sicurezza suggeriti dagli esperti e che, secondo le statistiche ufficiali, hanno già dimostrato di poter operare in sicurezza garantendo la salute degli avventori e scongiurando la diffusione del contagio. E’ un dubbio che diversi ristoratori ed esercenti mi hanno posto in questi giorni e al quale, sinceramente, non so dare risposta ma che mi risulta abbia lasciato senza parole in più di un caso anche gli agenti di polizia chiamati nelle ultime ore a sanzionare le attività commerciali rimaste aperte”.

    E la protesta del movimento “Io apro” prosegue, il combattivo medico apre anche un fronte più istituzionale sul piano giudiziario: “A questi imprenditori va il mio rispetto, sempre doveroso nei confronti di chi è pronto a lottare per un ideale ed è disposto a pagare fino in fondo le conseguenze legali delle proprie azioni – spiega Mariano Amici -. Ma la vera essenza della disobbedienza civile, il modo più efficace per sancire il dissenso resta approdare nelle aulee di tribunale, dove i magistrati pronunciano sentenze in nome del popolo italiano e dove si possono scrivere le pagine del cambiamento. Per questo motivo sto lanciando contro i DPCM del Governo una vera e propria class action su scala nazionale, cui invito ad aderire cittadini e commercianti di tutta Italia a cominciare proprio dai ristoratori e dagli esercenti coinvolti nella protesta contro le chiusure obbligatorie ad aderire dei giorni scorsi: tutti potrete contare sull’assistenza di uno staff di legali competente e agguerrito e sul supporto scientifico di tanti medici e ricercatori che, proprio come il sottoscritto, ritengono il Covid curabile senza imporre ulteriori sofferenze e frustrazioni alla popolazione”.

    Gianni Avanzi