Il Consiglio inizia esame sulla legge diritto allo studio

    Il Consiglio regionale del Lazio ha iniziato oggi l’esame della proposta di legge n. 28 “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del diritto allo studio e la promozione della conoscenza nella Regione”. Si tratta di una vera e propria riforma del settore, che prevede innanzitutto la sostituzione di Laziodisu con il nuov Ente regionale per il diritto allo studio e la promozione della conoscenza (Di.S.Co.). Queste le altre novità contenute nel provvedimento: introduzione del concetto di promozione della conoscenza; potenziamento del

    raccordo tra università, formazione e inserimento lavorativo; ampliamento dei servizi e delle agevolazioni offerte agli studenti, che verranno estese anche alla popolazione “post-lauream”; istituzione della Consulta regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza. La proposta è stata illustrata in Aula dal vicepresidente della Giunta regionale, Massimiliano Smeriglio, assessore alla Formazione, diritto allo studio, università e ricerca, attuazione del programma e dalla relatrice di maggioranza, scelta dalla nona commissione, Valentina Grippo (Pd). Prima di illustrare i contenuti della proposta di legge, il vicepresidente Massimiliano Smeriglio ha ricordato all’Aula che il provvedimento in esame “viene da lontano, frutto di un lungo lavoro nel corso della decima legislatura in cui è stato oggetto di molti approfondimenti e audizioni nell’allora quinta Commissione”. Un lavoro condiviso tra maggioranza e opposizione che – secondo il vicepresidente della Giunta regionale – ha prodotto “una legge ambiziosa che non vuole solo rispettare quanto la normativa nazionale impone in tema di diritto allo studio, ma che ha anche l’intento di ridisegnare la stessa concezione di welfare studentesco. Una legge che riesca a razionalizzare la spesa pubblica non restringendo gli spazi di partecipazione né depotenziando i servizi offerti ma, anzi, innovando ed ampliando sia i destinatari sia le prestazioni er gate”. meriglio ha poi elencato uelli che per lui sono i punti qualificanti del provvedimento: la promozione di un diritto alla conoscenza, “da intendere come strumento di inclusione sociale, diritto di cittadinanza,

    partecipazione democratica, empowerment della persona”; l’ampliamento dei destinatari e delle prestazioni, con interventi indirizzati ad arginare la dispersione universitaria; a tutelare le esigenze dei cosiddetti ‘ibridi studentesco-lavorativi’ (dottorandi senza borsa, tirocinio formativo attivo, specializzandi); ad agevolare gli spostamenti dei pendolari tra i Comuni sede degli atenei e quelli limitrofi; a supportare l’inserimento lavorativo, l’informazione e l’orientamento sui percorsi di formazione; a sostenere le attività di socialità e mutuo sostegno promosse e autogestite dagli studenti; a garantire i servizi sanitari per gli studenti fuori sede per poter usufruire di servizi di medicina preventiva, assistenza psicologica e consultori”; una governance più

    snella ed efficace: si passerà da tredici a sei figure nella governance centrale e da 38 a tre dirigenti, a presidio delle articolazioni territoriali, in quella periferica.