Il “mondo di mezzo” di Mafia Capitale, tra vivi e morti

    E’ un “mondo di mezzo” quello dove opera “Mafia Capitale”, un luogo dove – scrivono i magistrati – “si compongono equilibri illeciti tra il ’mondo di sopra’, fatto di colletti bianchi, imprenditoria e istituzioni, e il ’mondo di sotto’, fatto di batterie di rapinatori, trafficanti di droga, gruppi che operano illecitamente con l’uso delle armi”. E’ lo stesso Massimo Carminati – il ’pirata’, o il ’cecato’, l’ex Nar considerato dagli inquirenti “uno dei più autorevoli e pericolosi esponenti” della nuova mafia romana – a spiegare in un colloquio intercettato il concetto, a descrivere il funzionamento dell’associazione e del suo ruolo di “cerniera – affermano i pm – tra il mondo della illegalità e quello della (apparente) legalità”. Intanto il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti, indagato nella maxi-inchiesta della Procura di Roma su un’organizzazione di stampo mafioso, si è dimesso dall’incarico, “per correttezza verso la città e verso l’amministrazione comunale” dichiarandosi, tuttavia, “totalmente estraneo a quanto emerge in queste ore dalle indagini”. Coratti esprime “piena fiducia nel lavoro della magistratura” e si dice “certo che dalle inchieste emergerà la mia totale estraneità ai fatti contestati”. Tra i 100 indagati nella maxi inchiesta su un intreccio tra mafia e politica a Roma compare anche il nome dell’assessore in Campidoglio alla Casa, Daniele Ozzimo (Pd), che si è dimesso. “Sono estraneo ai fatti ma per senso di responsabilità rimetto il mio mandato”, ha dichiarato Ozzimo. Il sindaco Ignazio Marino ha apprezzato “la decisione personale e il coraggio di Daniele Ozzimo che rassegnando le dimissioni ha messo in secondo piano se stesso. Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura”.