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La denuncia degli ‘ospedalieri’: “Siamo esseri umani prima ancora che medici, e a un certo punto crolliamo”

Giustamente, e ci mancherebbe, ogni minimo episodio di malasanità trova immediatamente grande risalto sulla ribalta nazionale mentre, di contro, eccezion fatta per il ‘periodo eroico della pandemia’, quali sono le reali situazioni in cu spesso medici ed infermieri si trovano a dover lavorare, visto il vuoto d’informazione, sembra non interessare granché.

L’Anaao Assomed: “I medici non vogliono più lavorare in ospedale perché le condizioni di lavoro non sono più normali”

Ma le cose non esattamente così e, ad esempio, nei giorni scorsi abbiamo raccolto la grave denuncia di una delle sigle sindacali degli infermieri italiani (il ‘Nursing Up’), che da tempo continua ad elencare le numerose difficoltà  (dal numero esiguo del personale, agli stipendi), che concorrono allo scadimento qualitativo delle prestazioni sanitarie, specialmente negli ospedali. Ed oggi a lanciare l’ennesimo allarme rivolto ai professionisti della sanità è il segretario nazionale dell’Anaao Assomed (la principale sindacato della dirigenza medica), Pierino Di Silverio, che rivela: “I medici non vogliono più lavorare in ospedale perché le condizioni di lavoro non sono più normali, quella che era una missione è diventata oggi quasi suicida. Cominciamo a contare i decessi e non è ammissibile in una società e in uno Stato costituzionale morire di lavoro, mentre si erogano cure“.

L’Anaao Assomed annuncia uno stato di agitazione della categoria, da settembre il via alle mobilitazioni

Una denuncia alla quale, spiega il leader del sindacato, faranno seguito i ‘fatti’. Per l’occasione è stato infatti annunciato uno stato di agitazione della categoria (con l’hashtag ‘#prima di votare pensa alla salute’), e, da settembre, la prima di una stagione di maxi mobilitazioni. Come orma noto ha infatti spiegato Di Silverio, “Il Covid, complice la sua gestione politica, ha sottratto ai medici la dignità professionale, ha sottratto ai medici quel tempo che appartiene all’essere umano e quella vocazione che li accompagnava nel percorso formativo di laurea e che nel post laurea si è ormai trasformata un incubo“.

L’Anaao Assomed: “Siamo molto preoccupati di non arrivare a fine anno con un sistema sanitario nazionale integro”

Senza andare troppo lontano nel tempo, il segretario sindacale, ricorda ad esempio la drammatica vicenda della quale si è reso protagonista – suo malgrado – il medico dell’ospedale ‘Giannuzzi’ di Manduria, morto dopo aver continuato a prestare servizio per ore: “Io sono molto preoccupato di non arrivare a fine anno con un sistema sanitario nazionale integro: è una preoccupazione reale che ho“, rimarca Di Silverio, “E non può essere questo il destino di una categoria che già ci ha rimesso la salute e la vita per continuare a erogare cure in tutti i modi, non solo in pandemia, ma nel pre-pandemia e negli intermezzi della pandemia. Non possiamo più attendere gli eventi e pretendiamo che i candidati a guidare il Paese abbiano idee chiare, trasparenti, e programmi definiti per salvare un Servizio sanitario pubblico che è in completa disgregazione“.

L’Anaao Assomed: “Siamo esseri umani prima ancora che medici, e a un certo punto crolliamo. Serve una presa di coscienza”

Insomma, c’è poco da girarci intorno: “Non ce la facciamo più – sbotta il sindacalista di categoria – Pensate soltanto che il 76% dei medici in questo momento lavora in burnout, in media ogni medico ha 50 giorni di ferie residui di cui non godrà mai, nelle varie regioni ci sono sit-in continui in questo momento per il mancato rispetto della legge sul riposo. Siamo esseri umani prima ancora che medici, e a un certo punto crolliamo. Serve una presa di coscienza. Non è una lotta di classe. Non è più un rischio. Questo è uno stato di emergenza e una questione di salvaguardia della salute di tutti“.

L’Anaao Assomed: “Stiamo arrivando arrivando a una perdita complessiva di 40mila specialisti non sostituibili nell’immediato”

Come spiega la nota che ha accompagnato l’intervento di Di Silverio, “Negli ultimi 3 anni il Servizio sanitario nazionale ha perso quasi 21mila medici specialisti. Dal 2019 al 2021 (dati Onaosi) hanno abbandonato l’ospedale 8mila camici bianchi per dimissioni volontarie e 12.645 per pensionamenti, decessi e limitazioni varie. Se il trend dei licenziamenti volontari fosse confermato anche nel triennio successivo, dal 2022-2024 si licenzierebbero altri 9mila medici, arrivando a una perdita complessiva di 40mila specialisti non sostituibili nell’immediato”.

L’Anaao Assomed: “Pronte per il Governo che verrà una lista di precise richieste” per ‘salvare’ la sanità

Ed in tutto questo, domanda e si domanda Di Silverio: “Cosa propongono i partiti per affrontare e risolvere questi problemi? Fino ad oggi la sanità non è nell’agenda di alcun partito: nessuno slogan, nessun post, nessun tweet, nessuna riflessione. In questi due mesi che ci separano dal voto saremo attenti a registrare segnali e sensibilità sui temi da noi proposti, invitando i cittadini a pensare alla salute, propria e dei loro cari, prima di votare“. Dunque, al Governo che verrà l’Anaao ha annunciato che proporrà una lista di precise richieste: far sì che il lavoro negli ospedali torni ad essere incentivante, in primis attraverso l’assunzione del personale necessario; vengano aumentate le retribuzioni (non trascurando la possibilità di passare, come nel privato e, in alcuni casi, anche nel settore pubblico), attraverso politiche di defiscalizzazione; livellare nella media europea le risorse destinate alla sanità; abbracciare il sistema ‘no fault’ dell’atto medico in quanto, è inaccettabile che gli ospedali, da luoghi di cura, finiscano per divenire invece  luoghi di procura.

Max