LADDOVE CONSENTITO, BERE TRE TAZZINE DI CAFFE’ AL GIORNO FA BENE ALLA SALUTE

    “C’è una bilancia dei rischi nella vita, e i benefici di un moderato consumo di caffè superano i rischi”, così Paul Roderick, coautore di un interessante studio legato al consumo di caffè, ’riabilita’ in qualche modo forse il più rituale ’vizio’ amato dagli italiani. Come ha infatti reso noto la rivista scientifica ’Bmj’, i ricercatori dell’Università di Southampton hanno assodato che concedersi 3-4 tazze al giorno di caffè fa addirittura bene alla salute. A confortare tale affermazione, apposite ricerche (condotte confrontando oltre 200 studi sull’impatto della tazzina di caffè sulla salute), dai quali è emerso che nei bevitori di caffè è stato notato un rischio inferiore di malattie del fegato, di alcuni tipi di tumore, e un’inferiore possibilità di morire a causa di un ictus. Così come è stato registrato il rischio ridotto ridotto di incappare in problemi cardiovascolari e, soprattutto, di morire per questo motivo. Ciò che poi trova tutti concordi, è che in ogni caso benefici maggiori sono quelli legati alla salute del fegato. Di contro è pur vero che vi sono casi e situazioni cliniche conclamate, dove purtroppo il consumo di caffè può sortire invece seri problemi alla salute. Anche se in forma minore, pensiamo per esempio alla gravidanza, dove eccedere con le tazzine può essere dannoso. Attualmente però nessuno è ancora riuscito a dimnostrare con esattezza quale sia il meccanismo d’azione della bevanda che influisce positivamente sull’organismo. Al momento l’unica proprietà benefica conclamata scentificamente è rappresentata dal ruolo degli anti-ossidanti contenuti nel caffè. Tuttavia i ricercatori si sono ovviamente concetrati nello specifico della bevanda, è quindi inteso che per ’tazzina’ non si intende di certo il numero di varianti che tale ’rituale’ comporta, come il troppo zucchero, il latte, la cremam la panna, fino all’oltre, rappresentato dalla ’correzione’ alcolica o, peggio, dal cioccolatino o la sigaretta a seguire.
    M.