Le mani della ‘ndrangheta sull’Expo – di Isabella Musumeci

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    Partita l’accusa di associazione di tipo mafioso nei confronti di 13 indagati, nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Gli uomini sarebbero stati arrestati, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano.Oltre all’accusa di appartenenza alla ‘ndrangheta, gli indagati sarebbero associati a reati, come detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio.  Sembrerebbe inoltre, che l’associazione mafiosa, avrebbe a che fare con alcune speculazioni immobiliari e subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015. A stupire però, è stato il fatto che gli accusati, avrebbero avuto contatti con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell’agenzia delle entrate ed in particolare avrebbero ottenuto vantaggi da parte di alcuni esponenti politici, imprenditoriali, istituzionali e bancari. Infatti, era proprio da quest’ultimi che venivano a conoscenza di  notizie riservate e da essi ricevevano finanziamenti. Infatti, sembrerebbe che un’impresa del presunto boss della ’ndrangheta in Lombardia, Giuseppe Galati, anche lui destinatario di misure cautelari, avrebbeottenuto la certificazione antimafia per lavorare in due subappalti del valore di 450mila euro per la tangenziale esterna di Milano.Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini dedicatasi particolarmente al caso ha così dichiarato:” Per uscire dall’associazione mafiosa ci sono due modi o con la morte o diventi collaboratore e ti dai allo Stato”.  Tra i 13 indagati inoltre, emergono i nomi di Luigi Calogero Addisi, ex consigliere comunale di Rho e Salvatore Muscatello. Il primo, arrestato con l’accusa di riciclaggio e abuso d’ufficio favorendo inoltre, l’associazione mafiosa. Il secondo invece, agli arresti domiciliari perché condannato a seguito della maxi-inchiesta ’Infinito’, con la quale nel 2010 era stata ripulita la Lombardia dalla ‘ndrangheta. Sembra pertanto che continuasse a svolgere i propri compiti da “Capo”, fino al momento dell’arresto.