Home ATTUALITÀ Vaccini anti-covid: il futuro parla italiano e russo?

    Vaccini anti-covid: il futuro parla italiano e russo?

    In Occidente entrano nel vivo le vaccinazioni con i prodotti preparati in tempi record da Pfizer, Moderna e AstraZeneca ma, di fronte alle incertezze sulla loro efficacia, c'è chi invoca altri vaccini: l'italiano Spallanzani-Reithera Grad-Cov-2" e il russo Sputnik V. Noi abbiamo provato a capire come funzionano.

    Virus e batteri sono sempre esistiti, ed esisteranno, ma talvolta diventano preoccupanti o “importanti” dal punto di vista medico e della corretta informazione. Certo è difficile da parte di un operatore alla comunicazione o un generico giornalista dare indicazioni, notizie di natura esclusivamente scientifiche, informazioni su un vaccino, se funziona o meno, e via dicendo come per ogni somministrazione in campo di scienza e coscienza di medici, virologi, farmacisti, professori di nanotecnologie eccetera…. Il dovere però avverte di informare e aggiornare l’opinione pubblica.
    Seguire anche scelte del decisore politico coadiuvato dall’analista di settore o da un comitato d’esperti, questo sì è il campo dell’informazione, comunicazione e perché no, della formazione. Nell’ultima decade di marzo 2020, alcuni giornali anche con un certo tono allarmato scrivevano che, a seguito di lunga telefonata, tra il premier Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin si dava inizio alla “battaglia” al Coronavirus. E si concordava con una lunga telefonata che, l’arrivo, sarebbe avvenuto una domenica all’aeroporto di Pratica di Mare.
    Ben nove aerei Ilyushin con forniture russe e 100/120 specialisti anche memori della guerra fredda e della difesa batteriologica, uomini che gli stessi russi, tramite le loro agenzie di comunicazioni ufficiali definivano esperti nel settore cui erano stati addestrati esercitati e prestavano servizio. Nove aerei arrivarono dalla Russia con materiale sanitario e staff medico giungevano in piena notte all’aeroporto militare di Pratica di Mare per risalire la Penisola fino a Bergamo al centro della crisi pandemica. Tra i materiali anche mascherine e ventilatori polmonari.
    Abbiamo poi appreso dall’Agenzia Sputnik Italia che fin dall’11 agosto 2020 https://it.sputniknews.com/infografica/2021021610139636-risultati-degli-studi-clinici-di-fase-iii-del-vaccino-sputnik-v/ la Russia ha registrato il suo primo vaccino contro il Covid-19, chiamato Sputnik V e sviluppato dagli scienziati del Centro di Epidemiologia e Microbiologia Gamaleya”.
    Ed il 2 febbraio 2021 l’autorevole rivista medica Lancet (che potete voi stessi consultare a questo link https://it.sputniknews.com/mondo/2021020210076633-un-vaccino-per-tutta-lumanita-the-lancet-convalida-lefficacia-di-sputnik-v-al-916/) ha pubblicato i risultati della terza fase degli studi clinici, segnalando che ci “sono voluti mesi di ricerca per gli immunologi russi e 19.866 volontari per completare la Fase III degli studi clinici, che hanno confermato l’efficacia del preparato al 91,6%”.
    I 14.964 volontari, che hanno ricevuto le inoculazioni effettive dello Sputnik V, hanno sviluppato 1,3-1,5 volte più anticorpi contro il nuovo coronavirus rispetto a coloro che si sono ammalati e ripresi dal COVID-19 stesso. Durante lo studio, i restanti 4.902 partecipanti hanno ricevuto il placebo, come richiesto dalle regole dei tipici studi clinici su larga scala. Lo studio sul vaccino Sputnik V “ha anche incluso volontari di età compresa tra 60 e 87 anni, mostrando risultati impressionanti per questa particolare fascia di età. Sorprendentemente, l’efficacia dello Sputnik V tra gli anziani è stata paragonabile alla fascia di età 18-60 anni (91,8%).
    I dati citati da “Lancet” sono sicuramente imponenti ed è per questo che anche l’Unione Europea potrebbe stringere un accordo per la distribuzione di questi preparati nel proprio territorio ma, certo, stupisce come Vladimir Putin, che aveva definito lo Sputnik V “il miglior vaccino al mondo”, in realtà non si sia ancora sottoposto all’inoculazione su consiglio dei medici perché “deve fare ancora la profilassi contro l’influenza e lo pneumococco”. Stando ai dettagli pubblicati da Lancet, il vaccino è costituito da due componenti e il vettore utilizzato per indurre la risposta immunitaria dell’organismo si basa su un adenovirus umano e il vaccino viene somministrato due volte, in un intervallo di 21 giorni.

    La sfida dell’ospedale Spallanzani

    Parla italiano invece il vaccino Spallanzani-Reithera Grad-Cov-2 che è in fase di sperimentazione avanzata se è previsto essere somministrato già a settembre prossimo. La Fase 2 partirà a breve e vedrà arruolati 900 volontari. Questo vaccino anti Covid-19 tutto italiano è sviluppato da ReiThera, azienda bio-tecnologica alle porte di Roma in collaborazione con l’ospedale capitolino, e potrebbe rivelarsi la scommessa vincente. È sicuro e genera un’efficace risposta immunitaria. I risultati della Fase 1 sono incoraggianti. La Fase 1 della sperimentazione è partita ad agosto 2020, quando sono stati raccolti i dati preliminari sulla sicurezza e l’immunogenicità del vaccino sull’uomo. A novembre sono stati resi noti i primi risultati di efficacia, più che promettenti, e a gennaio è terminata la Fase 1.
    I risultati hanno dimostrato non solo che il vaccino Reithera è stato ben tollerato, ha generato anticorpi e si è legato alla proteina spike del virus, ma anche che i linfociti T hanno reagito positivamente a tutte le dosi testate. Il GrAd-CoV-2 di ReiThera superata la Fase 1, grazie – si legge – ad un finanziamento della Regione Lazio, prosegue l’iter verso la Fase 2 e la 3 della sperimentazione. L’azienda romana sta sviluppando questo vaccino in collaborazione con un consorzio paneuropeo per consentirne la produzione su larga scala, tra giugno e settembre. Una volta arrivata l’autorizzazione da parte dell’Ema, si dovrà garantire una formulazione stabile per la rapida distribuzione in tutto il mondo. È specificato che il GrAd-CoV-2 di ReiThera si basa su un adenovirus di un gorilla.
    Come funziona il GrAd-CoV-2 di ReiThera? A quando si apprende non si basa su una tecnologia a mRNA come Pfizer e Moderna ma è un vettore adenovirale derivato dal gorilla modificato in modo tale da non replicarsi nell’organismo e risultando così innocuo per l’uomo. Questo vettore contiene l’informazione genetica per produrre la proteina spike (S) del SARS-CoV-2, il “gancio” che il coronavirus usa per infettare le cellule.
    L’azienda di Castel Romano, con prove precliniche e cliniche, ha dimostrato che la tecnologia vaccinale impiegata è sicura e induce solide risposte cellulari e umorali. Il simian adenovirus (GRAd) di ReiThera appartiene infatti agli adenovirus di tipo C, considerati tra i più potenti “carrier” di vaccini. Ha una bassa sieroprevalenza nell’uomo rispetto ad altri adenovirus simian e adenovirus umani, e una potenza immunologica già testata in modelli animali, comparabile e/o superiore ad altri potenti adenovirus, tra cui anche l’Ad5 al momento utilizzato da un’azienda cinese per un vaccino contro il Covid-19.
    La sperimentazione proseguirà ora con la Fase 2 e la 3, che consentiranno di indagare in modo più avanzato le risposte al vaccino da parte dei soggetti. Verranno coinvolti, infatti, migliaia se non decine di migliaia di volontari. La Fase 2 dovrebbe partire a breve: si svolgerà principalmente in ospedali e strutture italiane e si stima di coinvolgere 900 soggetti. Nella Fase 3 la sperimentazione potrebbe allargarsi su base internazionale e verrà inserito anche un gruppo placebo di controllo. L’obiettivo è avere i primi risultati della fase intermedia in tarda primavera; la speranza, ottenere il via libera da parte dell’Ema entro settembre.

    Il vantaggio della dose singola

    L’azienda bio-tecnologica romana comunica che un’unica somministrazione di vaccino è stata efficace nell’indurre una potente risposta immunitaria a livello umorale e cellulare contro l’antigene codificato: questa caratteristica renderebbe il vaccino adatto in caso di focolai epidemici. I lotti di vaccino rimangono stabili almeno per 5 anni a -80°C ma l’azienda sta lavorando a una nuova formulazione con un partner europeo, finalizzata a garantirne la stabilità per un lungo periodo a +4°C.
    Dieci milioni di dosi al mese è l’obiettivo di ReiThera. La produzione del primo lotto di vaccino per lo sviluppo e la sperimentazione clinica è stata completata. L’obiettivo aziendale è ambizioso: con investimenti in infrastrutture, l’ampliamento dello stabilimento di Castel Romano e l’estensione del sito di produzione, si punta a produrre fino a 100 milioni di dosi all’anno, circa 10 milioni ogni mese.

    La sfida delle varianti

    ReiThera si sta concentrando sullo sviluppo del vaccino GRAd-COV-2, che è in grado di produrre diversi anticorpi oltre alla risposta T. In seguito alla mutazione del virus, alcuni degli anticorpi indotti potrebbero sì essere incapaci di riconoscere il virus mutato, ma altri ne avrebbero ancora la capacità. Nel caso in cui la mutazione del virus fosse tale da rendere inefficace il vaccino, ReiThera potrebbe produrne a stretto giro uno basato sulla sequenza della variante”.
    E in questo difficile momento con la pandemia che sembra insista occorre avere e dare pari opportunità per una linea di sviluppo comune alla lotta per la salvaguardia della salute del singolo e della sanità pubblica