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‘Long Covid’, mesi dopo il contagio denunciati vari sintomi: dalla spossatezza fino a ‘problemi seri’

Non solo il Covid ma, una moltitudine di persone – si parla di numeri ‘importanti’ – a distanza di mesi le conseguenze del contagio si trascina dietro diverse sintomatologie, in alcuni casi anche ‘gravi’.

Dalla fatica all’astenia, dalla febbre alle mialgie, e poi ancora, calo della vista, difficoltà a concentrarsi, o irritabilità, ebbene, questo stato ora un nome sintomatologie da ‘long Covid’.

Una situazione trasversale che non tiene conto ne dell’età, o del grado di severità del contagio vissuto anche mesi prima.

‘Long Covid’, l’Iss: “Manifestazioni che precludono un pieno ritorno al precedente stato di salute”

Come spiega l’apposito rapporto stilato dall’Istituto superiore di sanità, sulle ‘Indicazioni ad interim sui principi di gestione del Long-Covid’ (pubblicato on-line), si legge che “A distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia da Sars-CoV-2 un numero importante di persone colpite da Covid-19 presenta manifestazioni cliniche non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta sintomatica, ma possono prolungarsi precludendo un pieno ritorno al precedente stato di salute.

Questa condizione di persistenza di sintomi, che può riguardare soggetti di qualunque età e con varia severità della fase acuta di malattia, è stata riconosciuta come una entità clinica specifica, denominata appunto ‘long Covid’“.

‘Long Covid’, l’Iss: “Istituiti percorsi locali di diagnosi e assistenza basati su un approccio multidisciplinare”

“Questa condizione – si legge ancora sul sito dell’Iss – sebbene ampia e variabile nella sintomatologia, ha richiesto la creazione di percorsi locali di diagnosi e assistenza basati su un approccio multidisciplinare. Il rapporto sintetizza l’inquadramento attuale di questa nuova condizione e fornisce indicazioni generali per la sua presa in carico, in linea con le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità“.

‘Long Covid’, l’Iss: “I sintomi sono numerosi, riguardano qualunque età e varia gravità”

Ed ancora, “Le manifestazioni cliniche del ‘long-Covid’ -spiegano i tecnici dell’Iss – sono molto variabili e ad oggi non esiste un consenso sulle loro caratteristiche, poiché i sintomi attribuiti a questa condizione sono numerosi ed eterogenei e possono riguardare soggetti di qualunque età e con varia gravità della fase acuta di malattia. La mancanza di una definizione precisa di questa condizione e l’ampiezza dello spettro sintomatologico rendono difficile la valutazione epidemiologica. La grande variabilità di sintomi e segni clinici, infatti, possono presentarsi sia singolarmente che in diverse combinazioni. Possono essere transitori o intermittenti e possono cambiare la loro natura nel tempo, oppure possono essere costanti. In generale si considera che più grave è stata la malattia acuta, maggiore rischia di essere l’entità dei sintomi nel tempo“.

‘Long Covid’, l’Iss: “Dalla fatica finia disturbi cardiovascolari, neurologici, gastrointestinali o psichiatrici”

Al momento, le possibili manifestazioni denunciati da quanti affetti dal ‘long-Covid’, sono state suddivise in due categorie: “Manifestazioni generali e manifestazioni organo-specifiche. Tra le prime vengono rilevate: fatica persistente/astenia, stanchezza eccessiva, febbre, debolezza muscolare, dolori diffusi, mialgie, artralgie, peggioramento dello stato di salute percepito, anoressia, riduzione dell’appetito, sarcopenia. Tra le seconde – e qui la faccenda si fa molto più seria – problemi polmonari come dispnea, affanno e tosse persistente. Tra gli altri sintomi sono descritti anche disturbi cardiovascolari, neurologici, gastrointestinali, psichiatrici“.

‘Long Covid’, l’Iss: la valutazione delle persone affette da questa condizione deve essere multidimensionale”

Dunque, tengono a rimarcare gli esperti, “E’ molto importante l’identificazione del paziente ‘long-Covid’. Proprio in considerazione della ampia gamma di sintomi e condizioni che lo caratterizzano, la valutazione delle persone affette da questa condizione deve essere multidimensionale e comprendere numerosi aspetti clinici, funzionali, cognitivi, psicologici e nutrizionali“.

‘Long Covid’, l’Iss: “Attenzione alla comparsa di sintomi di ansia, depressione e all’isolamento sociale”

“Appare fondamentale – spiegano quindi nel dossier – svolgere, infatti, una valutazione della storia clinica completa che comprenda: storia di Covid-19 acuto (sospetto o confermato); natura e gravità dei sintomi precedenti e attuali; tempistica e durata dei sintomi dall’inizio del Covid-19 acuto; storia di altre condizioni di salute; trattamento farmacologico attuale e pregresso; valutazione dei segni e sintomi specifici di ‘long Covid’; valutazione dell’impatto psicologico del Covid-19 e del ‘long-Covid, con particolare attenzione alla comparsa di sintomi di ansia, depressione e all’isolamento sociale; valutazione dell’impatto sugli aspetti nutrizionali, le modifiche del peso corporeo e la perdita di interesse nel mangiare e nel bere, in particolare nelle persone anziane; valutazione della presenza di nuovi sintomi cognitivi o annebbiamento cerebrale (brain fog), utilizzando uno strumento di screening validato per valutare lo stato cognitivo”.

‘Long Covid’, l’Iss: “Sintomi che vanno denunciati e documentati agli operatori sanitari”

Insomma, conclude lo studio, ”Questi elementi rappresentano un set minimo di valutazioni da svolgere nei pazienti che presentino o riferiscano segni o sintomi attribuibili al Covid-19 presenti per più di 4 settimane dall’infezione acuta. Queste informazioni possono essere raccolte da operatori sanitari o tramite questionari autocompilati e autogestiti dal paziente. Per le persone anziane o che possano avere difficoltà nel riferire segni e sintomi è importante coinvolgere nella valutazione un membro della famiglia o un assistente“.

Max