Home SPETTACOLI TV ‘Maledetti Amici Miei’, Freccero cala il poker

‘Maledetti Amici Miei’, Freccero cala il poker

“Ho fatto le cose più belle su programmi che erano pensati per la seconda serata poi messi in prima. La vera novità è quella di avere alle 21,20 qualcosa che piace a me. E la colpa, se andrà male, è solo mia. La fiction, per avere successo, prende spunto dai libri. Ho capito, negli ultimi anni della mia vita televisiva, che il teatro può alimentare la televisione. D’altra parte la televisione nasce negli anni Quaranta in America mettendo in onda pièce di teatro”.
A poco più di un mese dalla scadenza – inderogabile – del suo mandato, Carlo Freccero cala il poker (composto da Alessandro Haber, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, e Giovanni Veronesi), giocandosi il tutto per tutto attraverso uno show ‘stile sabato sera’ ma in onda da giovedì (per 7 puntate previste), e che il vulcanico direttore di Raidue definisce appunto “il sabato sera di Rai2”. Il titolo, ‘Maledetti Amici mieri’, preso in prestito dall’arguto film di Mario Monicelli, ruota intorno all’improvvisazione dei quattro padroni di casa e dei loro ospiti, ovviamente tutti prestigiosi – si parte con Carlo Verdone e Giuliano Sangiorgi – e di amici vari come Max Tortora e Margherita Buy.
Ovviamente entusiasti i ‘conduttori’. Veronesi spiega ad esempio che l’idea pende spunto “da uno spettacolo teatrale, ‘A ruota libera’, nato per caso, che non abbiamo mai portato in giro. I nostri monologhi nascono dalla nostra esperienza: a noi piace molto l’idea di vuotare il sacco e non dire più bugie dopo i 50 anni”. Rubini tiene invece a sottolineare “l’idea di non preparare nulla e di buttarsi. Ci conosciamo molto, e l’idea di improvvisare è legata anche alla nostra esperienza che ci dà il coraggio di osare. Fare questo spettacolo non è facile, non ci sono confini, non c’è un regista, non c’è un capo, un margine, non ci sono le dinamiche di un set ma quelle che caratterizzano un gruppo di amici. Dal punto di vista umano è un’esperienza fantastica”.
Particolarmente raggiante poi, è Rocco Papaleo, che qui tenterà per l’ennesima volta a farsi apprezzare soprattutto come musicista: “Tutta la mia vita è stata costellata da un equivoco: sono un cantautore e voglio cantare. Purtroppo, accidentalmente, riscuoto simpatia, completamente immeritata. E quindi sono costretto a strappare sorrisi. Però in questo contesto vorrei cantare, ci sto provando e ho messo su una band straordinaria. Colgo l’occasione per cantare sette canzoni. Siamo aperti a tutti con imprudenza. Io sarei più cauto, ma sarò trascinato in un vortice in cui annegherò”. Dal canto suo Haber, mette le mani avanti giocando al ruolo dell’attore teatrale ‘messo in mezzo suo malgrado’: “Mai nella vita avrei immaginato di essere in questa scatola. Al teatro e al cinema sei sempre protetto da un personaggio. Qui, in televisione, cerchiamo di essere noi stessi. Il pubblico ci potrà guardare dal buco della serratura. Credo molto nell’amicizia, e questo è un modo per ritrovare degli amici che vedo di rado”.
Di veramente bello ed interessante, c’è la presenza di Paolo Conte, al quale spetterà il compito di introdurre musicalmente ogni puntata.
Che altro dire? Certo il rischio del ‘guazzabuglio’ è altissimo e, come già accaduto in passato (vedi la coppia Fazio-Baglioni, o le ‘celentanate’), non sempre i ‘nomi altisonanti’ sono riusciti poi a garantire l’eco sperato. I tempi di Arbore sono lontani ed oggi il linguaggio della comunicazione ha subito toni molto differenti,a tratti persino troppo irriverenti, ma la televisione, specie quella pubblica, non può certo permettersi ‘scivoloni’ di gusto. Speriamo bene…
Max