Maternità, cambia il congedo nella manovra di governo

    Maternità, cambia il congedo nella manovra di governo: si potrà restare a lavoro fino al 9 mese. E’ un importante ma significativo cambiamento quello che viene inserito nella manovra di governo per quanto concerne la maternità.
    Uno degli avvenimenti più preziosi della intera vita per una donna lavoratrice che, negli anni, è stato sempre oggetto di indirizzi, contestazioni, controversie e analisi come la maternità subisce, ora, un importante cambiamento in direzione futura.

    Cambia radicalmente forma il congedo di maternità. Secondo i nuovi indirizzi che sono stati imposti da un emendamento approvato alla Manovra per le future mamme sarà possibile andare in maternità più tardi, ovvero sia restare al lavoro fino nono mese prima del parto. Di conseguenza sarà più lunga la fase successiva della maternità.
    Perchè, nel dettaglio, la donna, utilizzando per intero i cinque mesi del congedo, potrà usufruire di una maggior maternità il periodo successivo. Per scegliere questa opzione servirà però il via libera del proprio medico curante, o del ginecologo o ginecologa che ha in cura la futura mamma.
    Del resto, come ampiamente potrebbero dimostrare numerose mamme lavoratrici, questo particolare percorso di divisione dei mesi di maternità era di fatto già in precedenza una possibile opzione da poter usufruire. In pratica, moltissime donne in stato di gravidanza avanzata ma fisiologica, ovvero sia completamente nella norma e nel pieno della salute sia della madre che del nascituro, si recavano presso il proprio medico di base e si sottoponevano a importanti test medici per poter stabilire la normalità dell’avanzamento della gestazione e, se nell’ottavo mese non fossero sopraggiunti problemi di qualsivoglia natura, era possibile continuare, certificato alla mano, a lavorare ancora. Il tutto per guadagnare giorni e settimane per poter stare col proprio bebè dopo il parto.
    Adesso questa procedura è ulteriormente estesa.

    Nel testo si spiega che “è riconosciuta alle lavoratrici la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro”.
    Non è però l’unica novità dell’emendamento sui temi familiari approvato nella notte. Viene aumentato da 1000 a 1500 euro l’importo annuo del bonus destinato all’iscrizione ai figli agli asili nido. La misura viene estesa al 2021 mentre a partire dal 2022 – si spiega –  l’importo del buono spettante a decorrere dall’anno 2022 è determinato, “nel rispetto del limite di spesa programmato e in misura comunque non inferiore a 1.000 euro su base annua, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri”