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 “Mi dispiace congedarmi dalla vita, ma ormai sono allo stremo”: Mario, primo caso di suicidio assistito in Italia

Per l’Italia intera era semplicemente Mario, perché così per anni ha voluto farsi identificare il 44enne di Senigallia, Federico Carboni, morto questa mattina in seguito al suicidio assistito.

Una battaglia lunga e dura la sua, che ha praticamente aperto la questione dell’aiuto al suicidio nel nostro Paese, essendo stato lui il primo italiano ad aver ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito che, come sappiamo, è divenuto legale grazie alla sentenza della Corte costituzionale (242/2019), seguita al caso Cappato-Antoniani.

L’agognata morte di Mario: lo scorso 9 febbraio gli sono stati indicati il farmaco da utilizzare, e le modalità con le quali praticarlo

Mario era riuscito ad ottenere l’ok definitivo al suicidio assistito lo scorso 9 febbraio, grazie all’indicazione del farmaco da utilizzare, e le modalità con le quali praticarlo. Un responso atteso per ben due anni da Mario, dopo aver condotto una lunga battaglia richiesta presentata alla ASUR, nel corso della quale è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni

L’agognata morte di Mario: “Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico”

Prima di congedarsi da questa sua vita sfortunata, a fatica, attraverso la scrittura tramite gli occhi, realizzata con un pc speciale, Federico ha scritto: “Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò. Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio”.

L’agognata morte di Mario: oltre al medico e all’anestesista, accanto a lui i legali, gli amici e la sua famiglia

Così, affiancato dalla sua famiglia, dagli amici, presenti Marco Cappato, e Filomena Gallo (e una parte del collegio legale*), Federico si è sottoposto alla procedura di suicidio medicalmente assistito, che si è avvalsa della consulenza medica dottor Mario Riccio, dell’anestesista di Piergiorgio Welby, e del suo consulente, che lo ha sempre affiancato nel corso del suo procedimento giudiziario.

L’agognata morte di Mario: l‘auto somministrazione del farmaco letale grazie ad un costoso macchinario lasciato ‘per gli altri’

Come previsto dalla legge, Federico è spirato serenamente nella sua casa, dopo essersi ‘auto somministrato’ il farmaco letale, iniettato nelle sue vene  attraverso un apposito macchinario, costato circa ben 5mila euro, per altro anche interamente a suo carico, e per il cui acquisto l’Associazione Luca Coscioni aveva lanciato una raccolta fondi. Federico ha inoltre disposto che il ‘prezioso’ macchinario resti a disposizione per quanti come lui che hanno scelto il suicidio assistito per porre fine alle loro sofferenze.

L’agognata morte di Mario, la Gallo e Cappato: “L’ Associazione Luca Coscioni ha dovuto sostituire lo Stato nell’attuazione dei diritti”

Dopo che Federico ha chiuso gli occhi per sempre, affrontando i giornalisti,  Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, hanno affermato: “A nome di tutta l’Associazione Luca Coscioni, esprimiamo gratitudine a Federico per la fiducia che ci ha dato in questi due anni, da quando ha preferito rinunciare alla possibilità di andare a morire in Svizzera e ha scelto di far valere i propri diritti in Italia. Ci stringiamo attorno alla mamma, agli amici e a tutte le persone che gli hanno voluto bene. La sua caparbietà non gli ha soltanto consentito di ottenere ciò che voleva, ma ha aperto la strada per coloro che d’ora in poi si troveranno nelle stesse condizioni. Per Federico, l’Associazione Luca Coscioni ha dovuto sostituire lo Stato nell’ attuazione dei diritti. Continueremo ad aiutare chi ce lo chiederà. A questo punto, una legge come quella approvata alla Camera non servirebbe più.”

Max