Nelle Casse dell’Ordine un buco da 20 mln di euro, chiesti i danni a tre frati

    Si torna a parlare della vicenda delle casse dell’Ordine dei Frati Minori. Come in molti ricorderanno, parliamo dei francescani che chiesero a tre loro fratelli di rispondere di un buco da 20 milioni di euro. Tre enti dei Frati Minori si sono infatti costituiti parti civili, per il riconoscimento dei danni in caso di condanne, nel processo che a Milano vede tre frati, ex amministratori degli enti, accusati di appropriazione indebita per un ammanco nelle casse, appunto, di circa 20 milioni di euro. La questione dell’ingresso delle parti civili nel processo verrà trattata nella prossima udienza del 19 ottobre, mentre un’altra udienza è fissata anche per il 3 novembre.?Il processo è a carico di Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori (rappresentata dal legale Federico Pezzani), di Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo dei Frati Minori (rappresentata dal legale Gian Luigi Tizzoni), e di Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d’Italia (rappresentata sempre dal legale Tizzoni).?Le indagini erano scattate tra fine 2014 e metà 2015 con le denunce presentate dagli stessi tre enti dei Frati Minori, nelle quali già si segnalava che i tre frati avevano posto in essere “operazioni di investimento, promosse e gestite da un sedicente fiduciario-investitore, tale Leonida Rossi”, persona “sprovvista di qualsiasi autorizzazione per lo svolgimento di attività finanziarie”, e che si sono “concluse con la mancata restituzione dei capitali investiti”.?I tre enti avevano evidenziato “gravi irregolarità nella gestione finanziaria” tra il 2007 e il 2014, con “un consistente e reiterato flusso di denaro, per un importo superiore a 24 milioni di euro, dalle casse degli enti verso conti correnti bancari ubicati in Svizzera nella disponibilità di Rossi”. Rossi, 78 anni, italo-svizzero, dopo che era emerso il suo coinvolgimento nell’indagine si era impiccato nella sua villa a Lurago d’Erba, in provincia di Como, nel novembre del 2015. Il gip Maria Vicidomini, mesi fa non aveva accolto la richiesta di archiviazione dei pm, contraria anche la Casa Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori, e aveva ordinato l’imputazione coatta. Da qui il processo alla quarta sezione penale, e i tre frati in attesa di conoscere il loro destino.