Ha avuto in sorte una fine orribile e lha guardata in faccia, investito dalla furia bollente del Vesuvio che gli ha scagliato addosso, decapitandolo, un masso di 300 chili.
A Pompei- come documenta in anteprima dal nuovo cantiere del parco lANSA- gli scavi da poco avviati hanno restituito anche una nuova vittima, un 35enne con una gamba malata che forse proprio per la sua disabilità si era attardato nella fuga. Una scoperta “drammatica ed eccezionale” commenta il direttore Massimo Osanna, perché in quel punto si era scavato già nell800 e poi di nuovo agli inizi del secolo scorso.
l ritrovamento è avvenuto nella Regio V, proprio allangolo tra il Vicolo dei Balconi (la strada che il team del Parco archeologico di Pompei ha riportato alla luce poco più di una settimana fa) e il vicolo delle Nozze dArgento. “Lo abbiamo ritrovato in uno slargo dove forse cera una fontana- racconta allANSA il direttore – un angolo della strada che era ancora ricoperto da un buon livello di strato piroplastico”. Nei secoli la terra gli era in parte collassata addosso, per cui non è stato possibile ricostruirne le sembianze usando la tecnica del calco di gesso.
Qualche calco è stato invece possibile farlo tutto intorno allo scheletro. Ed è servito per capire quanto drammatici devono essere stati gli ultimi istanti di questuomo, che si è visto arrivare addosso la nube piroplastica, in pratica una valanga di fuoco “che trascinava con sé detriti, pezzi di ferro, rami, pezzi di selciato”.
Di sicuro, ricostruiscono gli esperti, il poveretto deve essersi attardato. La sua tibia, fa notare lantropologa Valeria Amoretti, presenta le tracce – dopo duemila anni ancora evidenti- di una brutta infezione ossea che doveva procuragli un gran dolore e rendergli difficoltosa la fuga.