Premio Manzoni a Fabrizio De Andrè, 20 anni dopo la sua scomparsa

    È sempre frequente l’accostamento di grandi autori di testi della musica italiana con illustri poeti, e leggendo certi pezzi dei loro brani, quasi sempre si riconosce il lirismo e la qualità, a volte anche superiori a odi ed endecasillabi. Ma non si sta parlando di poesia, ma appunto parliamo di musica. La letteratura non c’entra niente in tal caso. Eppure ora il premio alla carriera, che porta il nome di Alessandro Manzoni, l’autore letterario nostrano per eccellenza, viene assegnato al cantautore italiano per eccellenza, Fabrizio De André. Un premio dedicato anche alla memoria, visto che a gennaio saranno 20 anni dalla scomparsa del cantautore genovese: il 10 novembre prossimo ritirerà il premio alla carriera l’ex moglie di De Andrè Dori Ghezzi (un riconoscimento andato in passato a Luis Sepúlveda e Dacia Maraini) presso l’Auditorium Casa dell’Economia di via Tonale, a Lecco. In riferimento a ciò, la vedova De André ha rilasciato un’intervista per fare il punto sulla ventennale dipartita di suo marito. La Ghezzi si interroga sul perché il premio sia andato a suo marito scomparso:”Diciamo che me lo sono domandata, perché a me sorprende sempre quanto Fabrizio vent’anni dopo la morte sia ancora così presente per tanti. La risposta che mi sono data è che, come Manzoni, scriveva con compassione – ovvero con partecipazione ai sentimenti – di persone umili, vessate dalla prepotenza e dal potere. Insomma, Manzoni scrisse un romanzo popolare, cioè di popolo, Fabrizio il popolo lo ha cantato, tra felicità e drammi, parlando della povertà, che era il destino di Renzo e Lucia e mi pare sempre più il destino del mondo, Italia compresa. Certo, con delle differenze. Manzoni era cattolico, Fabrizio lo potremmo definire al massimo cristiano, oppure se preferisce credeva in qualche entità sovrannaturale difficilmente identificabile, e in ogni caso cercava di umanizzarla”.Doris si è detta sorpresa sul fatto che molta gente ricordi Faber, in un Paese, come il nostro, che tende a dimenticare.”Perché l’Italia tende a dimenticare troppo in fretta- spiega- Anche se ci sono cose che rasserenano, come il fatto che i cantautori, e non solo Fabrizio, si inizino a studiarli nelle scuole. Questo è uno dei motivi per cui è così popolare anche tra gli adolescenti, ragazzi nati ben dopo la sua morte. C’è una trasversalità di generazioni dei suoi fan che io trovo unica”.Il motivo che porta ad un ricordo ancora fresco è che “Soprattutto il confronto con gli interpreti di oggi, un po’ troppo omologati, tanti bravissimi vocalist ma pochissimi comunicatori. I cantautori di una o due generazioni fa erano ognuno se stesso. Fabrizio ci aggiungeva la capacità di parlare di sogni, speranze, ideali in un modo unico”.La Ghezzi, proprio in vista del ventennale, ha dichiarato di voler ” realizzare un bel progetto televisivo con Fabio Fazio ” e di molte altre proposte tra cui “Moltissime, che nascono spontaneamente da più parti d’Italia. A volte neppure la Fondazione De André è informata di tutte. Parto sempre dal presupposto che i tributi siano fatti con amore e in buonafede, come Fondazione siamo ben felici di patrocinare le varie iniziative che non prevedono scopo di lucro. Insomma, cerchiamo tuttalpiù di essere più severi con noi stessi nel cercare di non sbagliare. A volte è difficile evitare l’eccessiva sovraesposizione poiché non siamo noi i titolari dei diritti editoriali e discografici. Per fortuna i buoni rapporti ci consentono di collaborare e di realizzare progetti curati e, per quanto possibile, rinnovati”.