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Renzi lascia il Pd: «Lascio i dem, c’è spazio per altro

La preannunciata svolta è arrivata, Renzi dice addio al Partito Democratico e, salutando, si prepara già a un nuovo percorso politico.

Renzi lascia il Pd: «Lascio i dem, c’è spazio per altro». L’ex premier ufficializza la scelta

Matteo Renzi annunci ufficialmente l’addio al Pd, con la contestuale nascita di gruppi separati e, dunque, l’avvio di un nuovo perforso.

 

Si tratta di una strada che lo portera’ quasi certamente alla formazione di un nuovo partito centrista, che andrà a competere proprio coi dem.

 

Una aperta competizione con il Pd, dunque, ma ma non una vera contrapposizione a quanto pare. 

 

Quella di Renzi è una  scelta a lungo rinviata, e che comunque potrebbe giocoforza creare un maremoto nel mondo dem, oltre che creare più di un cruccio a un governo appena nato e fragile. 

 

Ecco perché Renzi ha deciso di fare una mossa distensiva, chiamando Conte.

 

Ore 3,21

 

A margine della decisione di lasciare non Of Matteo  Renzi ieri sera ha fatto partire una telefonata di «rassicurazione» al premier Giuseppe Conte.

 

«Vado via dal Pd, ma il sostegno al governo rimane convinto», ha detto l’ex leader dem.

 

Nella chiamata a Giuseppe Conte Renzi ha chiarito i motivi che lo hanno portato ad annunciare che lascerà il Partito Democratico.

 

Confermata anche la indiscrezione sul fatto che creerà gruppi autonomi, Renzi ha però dato rassicurazioni sulla volontà di sostenere il nuovo esecutivo.

 

Renzi poi ha chiamato anche i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati, confermando il “sostegno convinto” ancora una volta.

 

Aggiornamento ore 6,40

 

Renzi ha spiegato che con lui usciranno dal partito democratico anche una trentina di parlamentari, pari a venti deputati e una decina di senatori.

 

Insieme daranno vita a gruppi autonomi che come detto continueranno a far parte della maggioranza e a sostenere in Parlamento il governo giallo-rosso.

 

 Nel partito  resteranno molti degli uomini e donne legati alla a linea dell’ex premier, partendo dall’attuale ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dall’ex ministro dello Sport Luca Lotti.

 

La querelle della sua uscita avrebbe coinvolto, anche il ministro della Cultura Dario Franceschini: “Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell’ottobre 1922. La Storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori”.

 

Queste le parole che avrebbe usato.

 

Aggiornamento ore 8,20