Sabato di nuovo in piazza per i “beni comuni”: sul percorso del corteo è scontro

    Movimenti sabato di nuovo in piazza per i ’beni comuni’: sul percorso del corteo è scontro
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    Non si arrestano nella Capitale le proteste contro il Governo. Dopo il corteo cittadino dei movimenti per il diritto all’abitare di lunedì, e la tendopoli in piazza Sant’Andrea della Valle, a due passi dal Senato, contro l’approvazione del decreto Lupi, l’attenzione è tutta verso il corteo nazionale in programma per sabato. Quel giorno la protesta è stata indetta da un lungo elenco di realtà e di movimenti per i ’beni comuni’ in piazza contro “le privatizzazioni e l’attacco ai diritti sociali”. Scrivono gli organizzatori in una nota: “Una mobilitazione promossa da un’ampia coalizione sociale che Questura e Prefettura vorrebbero limitare nel percorso”. LO SCONTRO – Con partenza alle 14 a piazza della Repubblica e arrivo a quella del Popolo, sulla strada da percorrere entro queste due piazze l’accordo non è stato raggiunto. Gli organizzatori chiedono infatti di passare sotto le finestre della Cassa depositi e prestiti e quelle del ministero dell’Economia delle finanze, tra via Goito e via XX Settembre ma l’autorizzazione è stata negata. “Sono due luoghi simbolo delle privatizzazioni e delle politiche di dismissione del patrimonio pubblico messe in atto da Governo. Politiche contro cui intendiamo manifestare” spiega Paolo Carsetti del Coordinamento romano acqua pubblica. “Abbiamo dato tutte le garanzie sul fatto che sarà una manifestazione pacifica e senza problemi di ordine pubblico. Sabato lì davanti vorremmo fare dei flash mob con performance teatrali allegoriche e metaforiche” aggiunge Carsetti. IL PERCORSO ’AUTORIZZATO’ – Il percorso proposto invece “ci darebbe una scarsa visibilità in città: da piazza della Repubblica subito verso Barberini e da lì a Trinità dei Monti per poi arrivare a piazza del Popolo passando sotto a Villa Borghese”. Se le richieste non verranno ascoltate “proporremo una strada alternativa ma questo percorso non ci sta bene”. A pesare sulla trattativa, quanto accaduto il 12 aprile scorso in via Veneto quando nel corso della manifestazione dei movimenti scoppiarono disordini con le forze dell’ordine. “Il ministro dell’Interno Angelino Alfano non vuole di certo fare marcia indietro rispetto al pugno di ferro promesso nelle scorse settimane, così ci si appella a un protocollo sottoscritto anni fa per limitare il diritto a manifestare” conclude Paolo Carsetti.

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