Salvini-Diciotti: quali le contestazioni

    Molto interesse, non solo giuridico ma anche – se non soprattutto – mediatico sta in questi giorni riscuotendo il tema dei procedimenti che in punta di diritto le autorità in materia stanno avanzando nei confronti del vice premier Matteo Salvini sul caso Diciotti. Ma quali sono nello specifico le contestazioni al Ministro?
    Come hanno ribadito le parti in causa, in effetti, a grandi linee si parla di sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione e ancora arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio.
    Il fascicolo d’inchiesta come ormai è pubblicamente stato diffuso in queste ore, è già stato trasferito alla procura di Palermo con tanto di memorandum a sintetizzare le contestazioni nei confronti di Salvini.
    In particolare, si parla dell’Articolo 289 ter del codice penale. “Sequestro a scopo di coazione”. Secondo la quanto indica il procuratore Luigi Patronaggio, il ministro dell’Interno avrebbe tenuto in ostaggio 177 persone per “costringere” l’Unione Europea alla redistribuzione dei migranti contro la conversione di Dublino.
    Poi si passa all’articolo 605. “Sequestro di persona”. Questo, in quando secondo l’accusa Salvini avrebbe tenuto 177 migranti bloccati per dieci giorni, senza alcuna ragione sulla nave Diciotti. Fa riferimento invece all’Articolo 606, “Arresto illegale” l’accusa che verte sul trattenimento contro la volontà dei migranti sull’imbarcazione della Guardia Costiera: cosa che, secondo i pm, rappresenta una specie di arresto non autorizzato.

    E poi c’è l’articolo 328. Omissione di atti d’ufficio. Per non avere indicato il porto di sbarco (il cosiddetto “Port of safety”) alla Guardia Costiera, che lo chiedeva dopo il salvataggio.
    Ultima accusa: articolo 323, abuso d’ufficio. In tal senso si afferma che il ministro avrebbe violato, in almeno otto casi, disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e altre norme internazionali, articoli della Costituzione e del Testo unico sull’immigrazione.
    Ora i magistrati e la giustizia faranno il proprio corso. In attesa che anche la questione in sé, in Europa, trovi una soluzione condivisa ampiamente.