Sentenza Cucchi, soddisfatta la difesa – di Veronica Pettarelli

    20141031_82284_Cucchi-processo-appello---5.jpgNon ci sono colpevoli per la morte di Stefano Cucchi, morto a Roma nel 2009, a distanza di una settimana dal suo arresto per droga. Non lo sono i sei medici condannati in primo grado e oggi assolti. Non lo sono nemmeno i tre infermieri e i tre poliziotti che erano stati prosciolti nel processo in Corte d’Assise. Per i giudici della II sezione di Roma “ il fatto non sussiste” per insufficienza di prove. Ad oggi, quindi, la morte del giovane Stefano non ha responsabili, nonostante gli evidenti segni di traumi violenti e denutrizione.                     

    Per la famiglia e il legale dei Cucchi il caso non è chiuso. Annunciano il ricorso in Cassazione e  un’azione legale nei confronti del ministero della Giustizia. La rabbia e il dolore si evince dalle parole della signora Rita Calore, madre del giovane: “Mio figlio è morto ancora una volta”. La sorella Ilaria, in lacrime, attacca “Una giustizia malata ha ucciso mio fratello.Mio fratello è morto in questo palazzo cinque anni fa, quando ci fu l’udienza di convalida del suo arresto per droga, e il giudice non vide che era stato massacrato.” “Continueremo la nostra battaglia finché non avremo giustizia – promettono la madre e il padre di Stefano, Giovanni -. Non si può accettare che lo Stato sia incapace di trovare i colpevoli. Noi vogliamo sapere chi siano i responsabili”. Continua poi Ilaria Cucchi: “Mi devono uccidere per fermarmi. Non ce l’ho con i giudici di appello, ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone. Il prossimo passo è la Cassazione e la Corte europea. Non è finita qui. Se lo Stato non sarà in grado di giudicare se stesso, faremo l’ennesima figuraccia davanti alla Corte europea. Sono molto motivata”. “Mi sono svegliata con l’idea che in realtà abbiamo vinto. L’assoluzione per insufficienza di prove non è il fallimento mio o del mio avvocato, ma il fallimento della Procura di Roma”. “Chiederò al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone – aggiunge – che assicuri alla giustizia i colpevoli della morte di mio fratello, perché due sentenze hanno riconosciuto il pestaggio e lo Stato italiano non può permettersi di giocare allo schiaffo del soldato, come ha detto in aula ieri il mio avvocato. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi è stato, devono dircelo loro”. Tante volte ho attaccato il lavoro dei pm e sono stata molto criticata per questo, anche in aula dai difensori. Oggi ho l’ulteriore prova che avevo ragione”. Queste le parole di chi per giustizia, non mollerà.

    La difesa degli imputati, invece, si reputa soddisfatta: “Era quello che ci aspettavamo come risultato minimo. Siamo molto soddisfatti.” Aldo Fierro, infine, aggiunge che “Il punto nodale è che esistono dubbi sulla causa di morte di Cucchi, e questo esclude la responsabilità dei medici”.

    La morte di Stefano e la sentenza sono stati accompagnati da schieramenti. “Per gli agenti di custodia non poteva che esserci l’assoluzione, non essendoci stato il pestaggio. Per i medici ribadisco quanto detto dall’inizio: Cucchi doveva essere curato e alimentato anche coattivamente. C’è una responsabilità morale di averlo fatto morire di fame e di sete” afferma il senatore Ncd Carlo Giovanardi. “L’omicidio di Stefano Cucchi rimane una ferita aperta di fronte al bisogno di verità e giustizia. Una ferita insopportabile” scrive invece il leader di Sel Nichi Vendola su Twitter.

    “E’ un dolore molto grande, che si somma a tutti gli altri”, commenta Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, 18enne morto a Bologna nel 2005 mentre veniva arrestato. Nel suo caso 4 poliziotti sono stati condannati in via definitiva. Soddisfatto invece il sindacato di polizia Sap. “Tutti assolti, come è giusto che sia”, dice il segretario Gianni Tonelli, che chiede al Comune di Roma di non intitolare una piazza a Cucchi. Parla anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che si dice “senza parole”. Il rispetto per i giudici “è massimo, aggiunge, ma questa sentenza è dissonante rispetto alle conclusioni formulate dalla Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale del Senato”.