Sindaco di Riace in manette per favoreggiamento all’ immigrazione clandestina

    Questa mattina sono scattate le manette per Domenico Lucano, sindaco di Riace, piccolo centro della Calabria , diventato un faro di speranza per i migliaia di profughi che si rifugiavano presso il suo comune. L’arresto del sindaco Lucano è avvenuto da parte della Gdf, durante l’operazione ’Xenia’.  Le accuse riguardano complicità nell’immigrazione clandestina e appropriazione illecita dell’incarico nello smaltimento dei rifiuti. La procura dà notizia che “i finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano, sindaco del Comune di Riace e il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem”. L’operazione è conseguente all’inchiesta portata avanti dalla Guardia di Finanza e dalla procura di Locri in merito alla redistribuzione di fondi, provenienti dal Ministero dell’Interno, per il rifugio agli immigrati e ai richiedenti asilo nel piccolo comune calabrese. La prefettura di Reggio Calabri aveva condotto due analisi, una negativa e una positiva, di cui quest’ultima ribaltava il giudizio espresso in precedenza, eleggendo Riace ad esempio da seguire nell’accoglienza ai profughi. Il sindaco Lucano aveva proposto un diverso tipo di accoglienza, scaturita dal ritardo nella redistribuzione dei fondi del Ministero, che includevano bonus e borse lavoro, giudicati non idonei per affrontare l’emergenza. Le accuse più gravi rivolte verso il sindaco, indagato principalmente per concussione e truffa ai danni dello Stato, sono state declassate, poiché il giudice incaricato ha evidenziato che “il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”. Quindi il problema principale è che non c’è stata un’adeguata organizzazione nella gestione dei fondi e non un suo utilizzo illecito. Ma Lucano non è stato coinvolto nelle indagini per l’appropriazione di denaro. Per la procura, il sindaco di Riace e sua moglie organizzavano “matrimoni di comodo”, tra cui uno che ha riguardato una donna nigeriana, che aveva inoltrato domanda di protezione internazionale, respinta. Inoltre lo stesso Lucano aveva velocizzato le praticare per affidare il servizio di raccolta rifiuti alle cooperative riacesi che si occupavano appunto di rifugiati. A Riace i migranti sono ospitati nelle case disabitate del paese, concesse loro in comodato d’uso gratuito, e i soldi stanziati dal ministero vengono girati a cooperative, di cui fanno parte migranti e riacesi, che danno la possibilità a profughi e richiedenti asilo di imparare un mestiere tramite ’borse lavoro’, che assicurano loro un piccolo stipendio. I ’bonus’ – una sorta di buoni che possono essere usati negli esercizi commerciali convenzionati – servono invece per consentire agli ospiti del sistema Riace di fare acquisti e provvedere personalmente alla gestione dell’economia domestica. Nel tempo, di tale sistema, hanno spesso beneficiato non solo profughi e richiedenti asilo inseriti nei progetti Sprar, ma anche molti di loro che, al termine del programma, hanno deciso di rimanere a Riace per costruirsi una nuova vita. “L’accoglienza e l’integrazione non possono essere a tempo determinato” ha sempre spiegato Mimmo Lucano, spiegando – dati alla mano – come tale sistema abbia permesso al paese di sopravvivere allo spopolamento.Quasi abbandonato dai suoi abitanti originari, Riace è rinato grazie all’accoglienza di profughi e richiedenti asilo. Ospitati nelle case del paese abbandonate dagli originari abitanti, grazie ai fondi per l’accoglienza i migranti hanno ridato vita a laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare. È stato avviato un programma di raccolta differenziata con due asinelli che si inerpicano nei vicoli del centro, e il Comune ha assunto mediatori culturali “che altrimenti avrebbero dovuto cercare lavoro altrove “. Il modello – sottolineava la rivista statunitense Fortune quando ha inserito il sindaco di Riace fra i 30 uomini più importanti del mondo “che ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato, ma è stato studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa”. A sostegno di Lucano e soprattutto del progetto di accoglienza di Riace, che mette insieme l’obiettivo dell’integrazione e l’esigenza di salvare il paese dallo spopolamento si era schierato apertamente anche lo scrittore Roberto Saviano con un appello su Repubblica. Divenuto un modello internazionale, il sistema Riace ha iniziato ad entrare in affanno quando il trasferimento dei fondi è stato bloccato. Per difendere la sua comunità, Lucano ha protestato, inviato missive alla prefettura, ai ministeri competenti e persino al Papa, e nell’agosto scorso ha iniziato persino uno sciopero della fame a staffetta con padre Zanotelli e la sua comunità. Accanto a Riace si è schierata una comunità larga di associazioni come Libera, comitati, intellettuali, giuristi, attori, ma soprattutto cittadini. Nella sua battaglia per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, Lucano è entrato spesso in polemica anche con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini che in giugno lo aveva definito “uno zero”. E che ora, non aspettando l’esito delle indagini, torna a commentare: “Accidenti – scrive in un tweet – , chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati!”. In difesa del sindaco di Riace interviene l’attore, Beppe Fiorello che su Twitter scrive: “Mimmo Lucano, crederò in te più di prima. Qualcuno si porterà sulla coscienza la vita di un uomo straordinario, io lo so che Mimmo non sopporterà questa vergogna, ora cerco parole per difenderlo ma mi rendo conto che non va più difeso, va amato come lui ama il prossimo”.