Sos web per le imprese: flop banda ultralarga

    In un mondo che viaggia a ritmi forsennati e dove tutte le persone sono connesse nello stesso momento, Internet è diventato un bene di prima necessità nelle case delle persone, forse più dell’acqua e del gas. In America, durante l’amministrazione Obama, e nei Paesi del Nord d’Europa, i governi hanno attuato delle politiche per cablare l’intera popolazione con la banda ultralarga. E questo spiegherebbe le enormi differenze che ci starebbero tra l’Italia e la maggior parte degli Stati del Nord. Nel nostro Paese sono state attuate delle riforme per incrementare le infrastrutture legate alla fibra. Ma la differenza con il resto dell’Europa è ancora evidente

    Le società della nostra penisola non hanno investito per incrementare la velocità a banda larga. Nelle regioni industriali, il dato relativo ai possessori di fibra ottica sfiora a malapena il 2%. Solo circa il 30% ha la possibilità di passare alla banda ultralarga. Ma vi sono anche alcune zone non coperte da Adsl, che corrispondo all’incirca all’8%
    Questi sono i risultati ottenuti da un sondaggio condotto dal garante delle telecomunicazioni (Agcom) in merito alla diffusione della banda larga, basati sui 141 censimenti Istat. Una ricerca appuntabile quella dell’Agcom, che ha adottato una strategia di ricerca, migliori di altri dati che facevano ricorso a metodi approssimativi. L’imprenditoria italiana naviga molto lentamente su Internet: la velocità raggiunta dalla maggior parte è introno a 10 Mb, mentre in pochissimi toccano quota 100.

    Nel settentrione la situazione non è proprio così catastrofica. Como, famoso per la produzione tessile, potrebbe incrementare le sue esportazioni se avesse una banda ultralarga degna di questo nome: solamente l’1,3 dei comaschi viaggia con la fibra. Così vale per le industrie della plastica nel trevigiano, la cui connessione si arresta al’1%. All’1,7% si trovano Novara (settore petrolchimico) e a 0,4 Civita Castellana (ceramica) che però ha l’1,3 % di connessione ultralarga.
    Regioni come la Puglia o l’Emilia Romagna hanno potuto godere di contributi europei, aumentando l’investimento nella fibra dell 6 per cento, nel comune di Andria-Barletta e dell’ 8 nel distretto di Reggio Emilia.

    “Gli operatori italiani hanno investito meno proprio laddove ce n’era più bisogno: dei distretti industriali del Nord”, questo è il pensiero del professor Leporelli, esperto di infrastrutture ottiche dell’Università Sapienza di Roma. I dati relativi alla cablatura nei più importanti centri industriali sono peggiori, a differenza delle famiglie detentrici dell’adsl, che costituiscono più del 60%.

    Il Ministro delle Infrastrutture e del Lavoro Di Maio si sta già mettendo al lavoro per compensare queste mancanze, chiedendo alla Camera investimenti per 3,5 miliardi su scala nazionale.