STADIO ROMA, M5S: “CHI PAGA IL CONTO?”

    “Stadio A.S. ROMA A Tor di Valle: chi paga il conto?”. Così, in una nota, il gruppo consiliare del Movimento 5 stelle. “Sì allo stadio della A.S.Roma – prosegue la nota – ma tifosi e cittadini non devono essere presi in giro: chi paga il conto di Tor di Valle? Il nostro primo comunicato sullo Stadio dell’A.S. ROMA a Tor di Valle ha dato vita ad un interessante dibattito sui social media e tra i commenti del nostro post ’Sì allo stadio, no alla speculazione’. Ci viene chiesta maggiore chiarezza sui costi dell’operazione, del perché – a nostro avviso -sarà anche il pubblico a pagare il conto. Ecco le nostre osservazioni, partendo dallo studio di fattibilità. La proprietà del nuovo stadio della Roma si impegna a spendere massimo 50 milioni di euro, dei 270 stimati, per le opere di urbanizzazione attorno all’impianto. È quanto si legge nello studio di fattibilità reso pubblico oggi, nel quale a proposito dei restanti 220 milioni si sottolinea che, per il raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario complessivo, è necessaria una ’compensazione’ con la realizzazione di un’area a destinazione commerciale’. Stiamo verificando questi numeri presso l’assessorato, che però, in prima battuta, vengono confermati: il privato ci metterà solo 50 milioni di euro. È accettabile che uno stadio, che già costa un’enormità (340 milioni), costi anche 270 per le opere di urbanizzazione (strade, fogne, illuminazione, impianti idrici…), e che il privato si limiti a pagarne meno di un quinto? A nostro avviso no, perché vuol dire che esso è mal progettato, oppure che il sito se ne prevede la costruzione è inidoneo. Quei 270 milioni servono, infatti, per urbanizzare l’area dello stadio e, soprattutto, l’area del complesso di oltre un milione di metri cubi che Roma Capitale permetterebbe ai costruttori di realizzare, per ’ringraziarli’ dello stadio che è l’opera privata di una società quotata in borsa e, tuttavia, si vuol far passare come opera pubblica!”. “Quindi – prosegue ancora la nota – i costi per la collettività sono diretti, gli oneri concessori per coprire 220 milioni (destinati a crescere) di urbanizzazioni, e anche indiretti, il rischio idrogeologico, l’aumento del traffico e dell’inquinamento, il depauperamento e la dismissione di immobili pubblici, il futuro indebitamento coi palazzinari per pagar loro gli affitti degli uffici che altrimenti rimarrebbero inutilizzati, il pendolarismo per gli impiegati che saranno ivi “deportati”: in poche parole, il solito copione della capitale. Domani, sul tema, incontreremo l’assessore Caudo”.