Sud, 2 milioni in fuga negli ultimi 16 anni

    Per vivere nel Mezzogiorno bisogna possedere determinate qualità: mangiare sano, mantenersi in forma ed essere benestanti. Questo è quanto previsto dallo studio condotto dal Rapporto Svimez 2018. Anche il Prodotto Interno Lordo del Meridione è cresciuto l’anno scorso, mantenendosi con la media nazionale, le contraddizioni e le debolezze che caratterizzano quella zona dell’Italia tendono ad essere sempre in agguato e bisogna che il governo agisca con fermezza, lì dove il contesto socio-culturale sta cambiando. In aumento le morti nell’anno passato, così come la fuga di ragazzi e stranieri. Dal 2002 ad oggi in due milioni hanno abbandonato il Sud e la Sicilia è la Regione con il maggior numero di giovani emigrati.
    Ma piccoli segnali, seppur minimi, di crescita sono stati registrati dal recupero della ricchezza sociale ed economica recuperata in due anni, che ha contribuito all’aumento del Pil. Ma il Meridione è stato aiutato dalle regioni del Nord, un appoggio su cui non sempre si potrà contare. Che cos’èci vuole ancora? Fondi Statali. Il rapporto Svimez stima che se nulla sarà fatto in questo campo, la crescita del Sud si placherà. “Con la frenata seppur ancora lieve dell’economia le prospettive per il Sud peggiorano – stabilisce il responsabile Svimez Giannola, -. Per ora tutto tiene, ma i dati che iniziano a circolare sul rallentamento della crescita preoccupano, anche perché il Mezzogiorno continua a portarsi dietro tutte le sue arretratezze”. Quindi “il recupero che c’è stato negli ultimi due anni rischia di saltare nella ’stagione dell’incertezza’che potrebbe diventare una “grande frenata” a tal punto che l’anno prossimo “si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud”.

    “Certo il Mezzogiorno non è tutto uguale – chiarisce Giannola – ci sono regioni che hanno fatto meglio, come Campania e Calabria, ma ce ne sono altre, la Sicilia, che sta andando particolarmente male. E se gli investimenti privati sono ripresi nel 2017 (+3,9%) superando anche quelli del Centro Nord anche se di pochissimo, gli investimenti fissi lordi sembrano essersi fermati, mentre la spesa pubblica s’è dimenticata del Mezzogiorno (tra il 2008 e il 2017 è scesa del 7,1% al Sud, mentre è cresciuta dello 0,5% nel resto del Paese)”. Giannola, svestendo i panni per un secondo da presidente Svimez, dice la sua in merito al reinserimento dei voucher che potrebbero agevolare la crescita. “Li vedo con un certo sospetto perché i voucher possono andare bene in una situazione fisiologica, dove l’economia tira, ma al Sud e anche in altre parti d’Italia, la situazione è patologica e questi strumenti non faranno che aggravarla. Non è cambianto le modalità contrattuali che si crea lavoro. Lo sostengo da sempre”.

    Lo studio sul Meridione sembra il riflesso dell’andamento dell’attuale economia italiana. Aumento del precariato con contrattazioni a termine +7,5%), mentre quelli indeterminati rimango sulla soglia dello 0,2%. Nel periodo degli sgravi fiscali stavano al 2,5%, ma terminato il bonus, le aziende hanno frenato sul rinnovo contrattuale. Con i giovani impossibilitati a lavorare, e per questo fuggono dalle loro zone d’origine, la mano d’opera meridionale è prevalentemente anziana. Da otto anni sono aumentati i nuclei familiari senza occupazione. Leggermente superiore quelli che un lavoro c’è l’hanno, ma non sono del tutto contenti.
    Crescono purtroppo i working poor, coloro i quali percepiscono uno stipendio non adeguato alle proprie attività. Il tempo parziale, oltre che personale, è una scelta obbligata dalle industrie del mezzogiorno.

    Le problematiche relative al lavoro si inseriscono nel disagio sociale del Sud. I suoi abitanti si sentono privati dei diritti prioritari degli italiani riguardanti vivibilità locale, sicurezza, istruzione, e sanità. Mancano adeguate risorse per l’infanzia per l’assistenza ad anziani e non autosufficienti. I viaggi che compiono i Meridionali le strutture ospedaliere del Nord sono la conferma della carenza di infrastrutture sanitarie degne. Non va meglio per gli uffici statali. Svimez ha usato dei valori per rapportare l’efficienza dei servizi pubblici, atto a dimostrare le differenze tra Nord e Sud. Il Trentio Alto Adige mostra la maggior efficienza, registrando valore 100. Regioni del sud come Calabria,Sicilia, Basilicata e Puglia, si attestano sui 40