‘I CLIENTI SONO TERRORIZZATI, INTERVENITE’, LA MAIL DEL RIGOPIANO IGNORATA. LO SCANDALO DELLE TURBINE: UNA ROTTA, L’ALTRA PARCHEGGIATA A PENNE. L’HOTEL FU COSTRUITO SUI DETRITI

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    Ancora una manciata di ore ed i 4 piccoli bimbi, loro malgrado vittime della terribile sciagura di Farindola, saranno dismessi dall’ospedale di Pescara. Un difficile e per taluni, drammatico, ritorno ad una normalità che speriamo possa presto restituire loro la giusta serenità Attualmente nel nosocomio abruzzese sono presenti 9 pazienti recuperati dalle rovine dell’albergo, di cui 5 adulti trasferiti nei reparti di degenza(eccetto quello operato, che sta comunque bene) e, per l’appunto, i 4 bambini ricoverati in Pediatria. Intanto, a ragione, non si placano le polemiche relative alla prevenzione di quanto accaduto, soprattutto perché nessuno ha dato peso al peggioramento delle condizioni climatiche, seguite alle scosse sismiche, in un territorio con un allerta valanghe a livello 4 (su 5). Ad esempio, nella tarda mattinata del 18 gennaio, dopo le scosse di terremoto della mattina e prima che si verificasse la slavina, Bruno Di Tommaso – amministratore dell’albergo – alle 13 aveva inviato diverse mail indirizzate alla Provincia, alla Prefettura, alla polizia provinciale e al comune di Farindola, segnalando che “la situazione” era diventata “preoccupante”. Nella mail, ora sequestrata dagli investigatori e pubblicata dal quotidiano ’Il Centro’, l’amministratore del ‘Rigopiano’ denuncia l’angoscia della situazione: “I clienti – scrive Di Tommaso nella mail – sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino all ss 42”. A tal proposito quindi l’amministratore del resort chiedeva “di predisporre un intervento a riguardo”. Una richiesta evidentemente non ascoltata, tanto è che 4 ore dopo, la valanga travolgeva l’hotel Rigopiano. A rendere surreale la situazione, e sulla quale gli inquirenti stanno indagando, l’indisponibilità di una turbina della provincia di Pescara che avrebbe dovuto ripulire la neve nella zona del resort, guasta dal 6 gennaio scorso e ferma in un’officina. Lo ‘scandalo’ è poi dato da quanto pubblicato ancora da ‘Il Centro’: un’altra turbina, che sarebbe dovuta intervenire nel primo pomeriggio di mercoledì, era ferma nel parcheggio della casa cantoniera di Penne in attesa di ordini mai giunti. Lo hanno riferito alcuni testimoni chiamati dai carabinieri del Nucleo investigativo e dai forestali. Un fatto gravissimo, vista la situazione e le conseguenze, che implica responsabilità tali da scadere nel reato. Oggi intanto è stato recuperato il corpo della sesta vittima: una ragazza. Individuato anche il cadavere di uomo ma, al momento, risulta particolarmente complicato eseguirne il recupero. ’’L’Hotel Rigopianoè costruito su un’area formata da detriti come mostrano inequivocabilmente due mappe ufficiali della Regione Abruzzo. I rischi erano noti già dal 1991 ma sono stati ignorati’’. L’incredibile denuncia giunge dal Forum H2O, che spiega come ’’Per l’area del Rigopianola prima mappa elaborata dalla Regione Abruzzo che segnalava criticità importanti è del periodo 1989-1991ed è stata ripresa tal quale e, quindi, confermata dalla Giunta Regionale abruzzese con tanto di delibera il 27/12/2007, la n.1383, con cui è stato adottato il Piano di Assetto Idrogeologico. Le due carte ufficiali mostrano inequivocabilmente che l’hotel Rigopiano è costruito al centro di un’area con colate detritiche, dette conoidi. Sorge, cioè, su un’area rialzata formata proprio dai detriti che arrivano giù dal canalone a monte dell’albergo. Il fatto che ci fosse una struttura preesistente – spiega Augusto De Sanctis del Forum H20 – non vuol dire granché perché i tempi di ritorno di questi fenomeni estremi possono essere più lunghi di qualche decina di anni. Un po’ come avviene per le piene dei fiumi, ci sono gli eventi che mediamente avvengono ogni 50 anni, quelli più importanti che avvengono ogni 100 anni e poi quelli estremi che possono avvenire ogni 500 anni e che raggiungono aree che sembravano ai non addetti ai lavori tranquille. Negli atti del procedimento amministrativo della ristrutturazione dell’albergo sarà interessante verificare cosa vi è scritto, visto che il Decreto 11/03/1988 dal titolo evocativo ‘Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione. Istruzioni per l’applicazione obbliga a rilevare anche questi aspetti ed evidenziarne i potenziali effetti’. Purtroppo, però  – spèiega ancora De Sanctis -nel quadro risalta anche la gravissima omissione della regione Abruzzo che si era dotata di una legge sulle valanghe 25 anni fa, la n.47/1992, in cui si prevedeva l’inedificabilità per le aree a rischio potenziale di caduta e la chiusura invernale delle strutture preesistenti in caso di pericolo. La mappa in 25 anni non è stata mai redatta. I documenti sono lì, sul sito web della Regione, disponibili a tutti, li abbiamo trovati in pochi minuti – conclude De Sanctis -. Basta voler cercare. Volevamo aspettare qualche giorno per rispetto per le vittime e i soccorritori, sperando in ulteriori salvataggi, ma con l’inchiesta della Procura è bene divulgare questa documentazione’’.

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