‘IL PAPA DEI PONTI SAPRÀ PARLARE AL PRESIDENTE DEL MURO’, NE E’ CONVINTO DIAZ, L’EX AMBASCIATORE USA IN VATICANO. L’IMMIGRAZIONE AL CENTRO DELL’INCONTRO DI MERCOLEDÌ

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    “Sarà un incontro difficile, tra il Pontifex Maximus, il creatore dei Ponti, ed un presidente creatore del Muro, che hanno differenti opinioni e visioni delle realtà umana e della storia attuale”. Tuttavia, malgrado il non punto d’intesa come quello sui migranti, conoscendo le potenzialità della cultura dell’incontro che anima Papa Francesco, Miguel Diaz, il teologo che è stato ambasciatore americano presso la Santa Sede durante il primo mandato di Barack Obama, è certo che la visita di Trump sarà comunque interessante e costruttiva. “Questo è il Papa che si è seduto con il leader di ogni orientamento”, aggiunge Diaz prendendo ad esempio il ruolo centrale tenuto da Bergoglio nella storica svolta tra Stati Uniti e Cuba, voluta da Barack Obama e criticata da Trump. Perché “Non c’è una sfida che Francesco non vada ad affrontare, non sarà facile, ma può trovare terreno comune, se non lo può trovare questo Papa che è il creatore di ponti…”. Ed a proposito del tema degli immigrati che, come dicevamo, è sicuramente la ‘questione sottante’ al centro dell’imminente incontro in Vaticano, il teologo, che ora insegna alla Loyola University di Chicago, torna alla visita di Francesco a Lampedusa “dove pronunciò la famosa frase di condanna della globalizzazione dell’indifferenza umana”, e poi con la messa, durante la visita in Messico nel 2016, a Judad Juarez, a poca distanza dal confine dove l’allora ancora candidato Trump prometteva di costruire il Muro. E per dire la verità il Papa e il ‘President’ si sono più volte ‘pungolati’ a distanza, ma Diaz è comunque convinto che dall’incontro potrà arrivare un messaggio importante “per un mondo ed una società americana così polarizzata. Se si potrà offrire l’immagine di due leader che non usano le differenze per demonizzare” ma cercando terreno comune per il bene comune, questa potrebbe essere una piccola speranza”. Quindi l’ex ambasciatore Usa presso la Santa Sede torna a ricordare che sono “sei le aree in cui tradizionalmente abbiamo lavorato insieme: lotta alla fame, diritti umani, libertà religiosa, salute e ambiente, lotta al traffico di esseri umani e sicurezza e pace. Questa amministrazione deve trovare il modo di inserirsi in questa tradizione”, nonostante i problemi e le difficoltà che sicuramente comporterà. “Una sfida sarà nel settore dell’economia – aggiunge ancora il teologo – il Papa parla dell’economia che uccide specialmente i poveri, i più vulnerabili, gli oppressi, mentre la politica economica nazionalista del presidente è incentrata all’America First”. E in tal contesto, i colloqui fra il Santo Padre ed il Tycoon determineranno anche l’insediamento in Vaticano come ambasciatrice presso la Santa Sede di Callista Gingrich, moglie dell’ex Speaker repubblicano. “Non è l’ambasciatore che decide la politica, ma l’ambasciatore presenta la politica decisa alla Casa Bianca”, commenta Diaz, secondo cui potrebbe però essere positivo che a Roma venga inviato qualcuno “con una stretta relazione con il presidente”, in qualità di moglie di un suo grande alleato politico.