’LIMITA LA NOSTRA LIBERTA’, NON CI RICONOSCIAMO NELLA LEGGE SUL BIOTESTAMENTO’. AFFERMA LA CEI

    “E’ una legge che viene presentata come una grande conquista di libertà civile, ma limita fortemente la libertà. Il nostro giudizio è negativo, noi non ci riconosciamo”. Non usa mezzi termini la Conferenza Episcopale Italiana nell’esprimere il suo parere negativo rispetto all’approvazione della legge sul Biotestamento, appena approvato. Come ha commentato il direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Cei, don Massimo Angelelli, si tratta di una “Una legge fragile, preoccupante che presenta un percorso eutanasico”. Parlando di una “forte imposizione”, soprattutto in relazione alla questione delle cure e della nutrizione del paziente, il sacerdote aggiunge che “In ogni situazione di difficoltà sarà difficile trovare spazi e tempi per la decisione. Il giudice dovrebbe rispondere secondo i tempi della clinica e non secondo i tempi più lunghi della giustizia”. Riguardo poi al modo in cui una persona esprime le proprie disposizioni, “Penso ad esempio ad una persona, magari su una barella, impossibilitato ad esprimersi e che magari ha cambiato idea. Se non ha potuto fare per una qualunque ragione una disposizione dal notaio che accadrebbe?”. Quindi, non senza ’preoccupazione’, guardano al futuro, Don Angelelli afferma che “Entreremo in una fase di difficile applicabilità della legge. Sarebbe stato molto più opportuno ragionare più a lungo per licenziare un testo più rispettoso delle libertà costituzionali. Siamo davanti ad una legge preoccupante”. Infine, osserva il direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Cei, la legge limita fortemente l’obiezione di coscienza: “l’obienzione è una grande conquista di libertà e civiltà che ora questa legge limita fortemente”.
    M.