“Un normalissimo libro di storia”, un’ intervista a Mauro Biglino di Gianmarco Chilelli

    Oramai da circa cinque anni si fa strada nel web e non solo il lavoro di Mauro Biglino, studioso delle religioni, traduttore dell’Antico Testamento per conto delle Edizioni San Paolo fino al 2010, proveniente “dal profondo nord” -come suole dire l’autore-. Gli addetti al settore hanno accolto il lavoro di Biglino con opinioni contrastanti, dal momento che le tesi dell’autore sono sicuramente non convenzionali. Egli infatti rivendica la lettura letterale dell’ Antico Testamento che, se si abbandonano le categorie teologiche di esegesi, racconta, al pari di  “un normalissimo libro di storia”, “del rapporto di alleanza stipulato tra la famiglia di Giacobbe e un individuo conosciuto con il nome di Yahweh”, individuo appartenente ad “un gruppo” indicato col termine “elohim”, generalmente tradotto con Dio. Gruppo che, secondo l’autore, designa “individui tecnologicamente molto avanzati, dotati di conoscenze e poteri tali da incutere terrore nei loro sudditi”. Nuove posizioni, che cozzano non poco con ciò che la dottrina ebraico-cristiana tramanda. Il dibattito è aperto e l’autore ha accettato di darne uno spaccato, rispondendo alle domande della seguente intervista.

    $11-    Qual è il suo percorso di formazione scolastica e quando è nata la passione per i testi antichi?

    Il curriculum specifico per l’attività che sto svolgendo può essere così sintetizzato: studi classici (quindi latino e greco), studio della lingua ebraica con un insegnate assegnatomi dalla comunità ebraica della mia città e corso di ebraico biblico della società biblica britannica.

    La passione per i testi antichi è nata durante il liceo classico: da quel momento non ho mai interrotto l’attività di approfondimento e dello studio del pensiero dell’uomo con particolare riguardo ai testi della religione nella quale sono stato educato. La conoscenza della lingua ebraica è quindi divenuta, nel corso degli anni, una necessità imprescindibile.

    $12-    Cosa ha fatto e quanto è durata la sua collaborazione con le edizioni San Paolo?

    Per le edizioni San Paolo ho tradotto 17 libri dell’Antico Testamento che sono stati pubblicati in due volumi: I profeti minori e le Cinque meghillot.

    Inoltre ho svolto lavoro redazionale di controllo sui libri di Genesi ed Esodo.

    Il tutto è durato qualche anno.

    $13-    Ha avuto altre richieste lavorative precedenti o successive a quella con le edizioni San Paolo sempre nell’ambito della traduzione di testi antichi?

    Ho avuto richieste di traduzione di altri testi (anche cabalistici) ma ho declinato l’invito perché già impegnato e poi, dal 2010, è iniziata la mia attività pubblica a seguito della quale non collaboro più con nessuno perché desidero essere totalmente indipendente nel lavoro che sto conducendo.

    $14-    In una sua conferenza fa riferimento ad un testo di traduzioni, curato da lei ed adottato in un corso universitario in un ateneo di Napoli, come si chiama?

    L’università L’Orientale di Napoli, il più antico centro studi europeo di orientalistica, ha indicato per due anni come testo di riferimento per i Corsi di lingua e letteratura ebraica biblica e medievale, le Cinque Meghillot.

    $15-    Come e perché le edizioni San Paolo hanno deciso di troncare il rapporto di lavoro con lei?

    Perché, essendo la più importante casa editrice cattolica italiana, non potevano avere come collaboratore ufficiale uno che scrive e dice le cose che dico e scrivo io.

    Li capisco ovviamente.

    $16-    Dopo quanto tempo di studio sull’Antico Testamento si è accorto che la storia narrata dagli antichi libri sembrava essere diversa da quanto la dottrina tramanda?

    Quando il contesto presente nei vari libri anticotestamentari, sia pure separati gli uni dagli altri, mi costruiva sotto gli occhi un mosaico chiaro ed inequivocabile, anche se totalmente diverso da quello presentato dalle varie tradizioni dottrinali giudaico-cristiane. Ci sono voluti circa un paio di anni di traduzioni letterali.

    $17-    Quali sono i libri da lei scritti sull’argomento?

    Al momento sono 5.Quattro pubblicati da unoeditori: La Bibbia non è un libro sacro; Il Libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia; Il Dio alieno della Bibbia; Non c’è creazione nella Bibbia. L’ultimo, pubblicato da poco da MONDADORI,  dal titolo: La Bibbia non parla di Dio.

    $18-    Qual è, in sintesi ovviamente, il racconto che lei ha rintracciato nell’Antico Testamento?

    Si tratta del racconto del rapporto di alleanza stipulato tra la famiglia di Giacobbe e un individuo conosciuto con il nome di Yahweh, che, in cambio di obbedienza incondizionata – e con minacce e violenza – ha promesso loro di portarli alla conquista militare di un territorio e, successivamente, di porli sopra ogni altra nazione.

    La Bibbia è in sostanza un libro di guerra costruito come tutti gli altri libri di storia scritti dall’umanità.

    $19-    Cosa intendevano gli autori biblici, per quanto sia possibile desumerlo, quando usavano il termine “elohim”?

    Con quel termine (il cui significato certo è sconosciuto) gli autori biblici indicavano un gruppo di individui tecnologicamente molto avanzati, dotati di conoscenze e poteri tali da incutere terrore nei loro sudditi. Questi individui si sono spartiti territori su cui regnare e popoli da cui farsi servire…

    Hanno poi sempre combattuto per imporre la loro personale supremazia.

    Yahweh non era altro che uno di loro e direi che era anche uno dei meno importanti.

    $110-                      Nelle sue conferenze fa riferimento ai termini “kavod” e “ruach”, come a degli strumenti tecnologici, può darne una spiegazione?

    E’ difficile sintetizzare qui ciò che ho documentato in decine e decine di pagine nei miei libri, per cui dovrò dire semplicemente che  il kavod era lo strumento con cui Yahweh si spostava e combatteva, mentre il ruach era il mezzo molto più grande su cui si spostavano in genere gli elohim, che vi fecero salire anche vari personaggi biblici (come è detto nei testi con una chiarezza affascinante).

    Devo necessariamente rimandare il lettore curioso ai libri nei quali troverà la traduzione letterale dei passi interessati.

    $111-                      Lo stesso può dirsi per i cherubini, non stirpi angeliche ma mezzi di          locomozione?

    Come è scritto chiaramente anche in un forum di Consulenza Ebraica, i cherubini erano robot, alcuni erano macchine su cui si viaggiava “stando seduti come si sta seduti a cavallo.

    Capisco quanto possa essere ritenuta “folle” una tale affermazione e non a caso al tema ho dedicato diversi capitoli nei libri; l’ho fatto per fornire al lettore tutta la documentazione necessaria a comprendere questa palese verità su cui poi la teologia ha artificiosamente costruito ciò che sappiamo.

    $112-                      Quali altri, almeno i più significativi, “racconti scientifici” posso essere rintracciati nel Vecchio Testamento?

    Il più significativo è indubbiamente il seguente: la Bibbia si occupa di ingegneria genetica. Nel libro pubblicato da Mondadori ho riportato studi di medici, genetisti e biologi molecolari che stanno analizzando proprio i racconti antichi in quanto capaci di fornire risposte a domande cui la genetica attuale non riesce a dare spiegazioni coerenti. Una parte della scienza ufficiale sta insomma adottando il metodo che ho introdotto sei anni fa: “facciamo finta che” i testi antichi contengano una cronaca vera e osserviamo ciò che se ne ricava.

    Devo dire che i risultati sono entusiasmanti e sono convinto che lo saranno semrpe di più in futuro.

    Altre curiosità sono date dagli oggetti volanti variamente descritti; l’Arca dell’alleanza che era uno strumento potente e pericoloso, usato come produttore/accumulatore di energia, come arma e come mezzo di comunicazione; l’efod usato come mezzo di comunicazione a distanza da parte di chi si trovava impegnato in battaglia e non aveva accesso all’Arca…

    Insomma, una storia davvero diversa da quella normalmente raccontata.

    Un aspetto davvero molto interessante è che la stessa dotazione scientifica è descritta nei poemi omerici cui ho dedicato decine di pagine nell’ultimo libro, rilevando come la Bibbia, l’Iliade e l’Odissea, raccontino in realtà la storia degli elohim e dei theoi che tutto erano meno che Dio.

    $113-                      In molte sue conferenze cita il commento su un suo studio da parte di un rabbino, il quale affermava che “è da sempre noto agli ebrei attraverso il talmud che la Bibbia parli di ingegneria genetica”, pensa che tali considerazioni siano effettivamente molto diffuse fra i credenti ebrei e non?

    Si trova nel sito di Consulenza Ebraica: non ho ora il link alla pagina esatta in quanto è nelle risposte che gli esegeti ebrei forniscono nel forum http://forumbiblico.forumfree.it/

    $114-                      Spesso a tal proposito fa riferimento ad uno studio di genetisti di un’ università inglese, come si chiama e quando uscirà il libro?

    Il titolo del libro è “I geni manipolati di Adamo” e sarà pubblicato entro l’autunno.

    Uno stralcio di quel libro si trova in “La Bibbia non parla di Dio” (Mondadori). L’autore me lo ha fornito appositamente come anticipo su un nuovo possibile modo di esaminare la teoria dell’evoluzione umana che forse deve prevedere degli “aggiustamenti” la cui base documentale testuale è davvero sorprendente.

    $115-                      Qual è infine secondo lei il modo migliore per leggere l’Antico Testamento?

    Leggerlo come si legge un normalissimo altro libro di storia avendo l’accortezza di rispettarlo al massimo senza cadere nella suggestione di traduzioni che spesso fuorviano il lettore allontanandolo volutamente da ciò che intendevano tramandare gli autori antichi.  Suggerisco quindi di leggere le bibbia che abbiamo in casa adottando i seguenti accorgimenti:

    ogni volta che si trova il termine “Dio”, sostituirlo con il vocabolo originario Elohim (che è plurale);

    ogni volta che si trova il termine “l’Altissimo”, sostituirlo con il vocabolo originario Elyon;

    ogni volta che si trova il termine “il Signore” o “l’Eterno”, sostituirlo con il vocabolo originario Yahweh;

    ogni volta che si trova il termine “spirito”, sostituirlo con il vocabolo originario ruach;

    ogni volta che si trova il termine “gloria”, sostituirlo con il vocabolo originario kavod.

    Non chiediamoci cosa vogliano dire (ad esempio Elohim e Yahweh sono intraducibili) ma leggiamo con molta attenzione ciò che il contesto di volta in volta ci narra: così facendo sorgeranno un sacco di domande utili ad affrontare il testo nella sua vera luce, senza i condizionamenti delle traduzioni che devono poi necessariamente procedere col tentativo di spiegare ciò che esse stesse rendono inspiegabile, incoerente e contraddittorio.