300 euro annui nella pattumiera, lo spreco alimentare in Italia- di Alessandra Benassi

    sprechi-alimentari 480Accettereste mai di prendere dal vostro portafoglio banconote per la somma di 300 euro e gettarle nella pattumiera?. E’ quello che ogni famiglia italiana fa annualmente secondo l’Osservatorio Waste Watcher. 

    Ottocentoquaranta milioni di persone nel mondo che soffrono la fame, crisi economiche e tassi di disoccupazione che aumentano a vista d’occhio eppure il nostro atteggiamento di spreconi non cambia. I soldi gettati non hanno la forma bella banconota ma sono tramutati in verdure marce e prodotti scaduti. 

    Buttiamo via quantità di cibo per 1,3 miliardi  di tonnellate pari a 2060 miliardi di euro secondo lo studio realizzato dalla Fao. l’Italia ha la sua buona dose di responsabilità ,  secondo l’Osservatorio Waste Watcher nel nostro Paese nel 2014 abbiamo sprecato 8,7 miliardi di euro in alimenti, circa 6,5 euro a settimana gettati nel sacco dell’umido. Una situazione paradossale se si pensa che l’Istat ha registrato che quasi 10 milioni di persone in Italia si alimentano in condizioni di povertà. 

    Lo spreco alimentare ha conseguenze irrispettose nei confronti di chi ha problemi ad acquistare prodotti alimentari di prima necessità ma non solo, si registra e coglie anche il disinteresse a la noncuranza nei confronti delle problematiche ambientali. Il WWF dichiara ‘’ lo spreco alimentare non è solo un problema di cibo ma anche di impatti sulla biodiversità e sul clima’’, l’associazione ambientalista e animalista per la giornata anti spreco, con il sostegno della grande distribuzione, ha avviato una serie di iniziative per sensibilizzare i cittadini, partecipando anche a EXPO 2015 per portare l’alimentazione sostenibile all’attenzione del grande pubblico.

    Il cibo prodotto e sprecato, occupa quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale. L’indagine realizzata nel 2014 da Gfk Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply ha registrato che gli sprechi maggiori, a livello familiare domestico,riguardano la verdura (10,7 kg), la frutta (9,9 kg), il pane (9,1 kg), e la pasta (6,0 kg) mentre minori risultano le quantità sprecate per gli alimenti più costosi: carne (4,5 kg), formaggi (2,1 kg), pesce (1,8 kg), surgelati (1,8 kg) e salumi (1,2).

    Nell’indagine vengono riportati anche i comportamenti delle grandi aziende di distribuzione , Il 54% afferma di controllare quotidianamente il frigorifero, il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa, solo il 36% dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità/freschezza dei prodotti scaduti prima di buttarli. E il 45% si dichiara favorevole alla vendita a prezzi scontati di alimentari non deperibili scaduti. 

    Dunque sono fondamentali politiche di prevenzione e nasce per questo la Giornata Nazionale contro lo Spreco di Cibo che ricorre ogni anno il 5 febbraio. Promotore dell’iniziativa, della lotta contro gli sprechi: Andrea Segré, professore di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna,  presidente di Last Minute Market e fondatore con SWG di Waste Watcher. Segré è anche coordinatore del Pinpas (Piano Nazionale per la prevenzione degli sprechi alimentari) avviato lo scorso anno dal Ministero dell’Ambiente proprio in occasione dello scorso 5 febbraio. 

    Segrè nell’intervista a Vanity Fair Italia dichiara di voler <<mettere gli italiani di fronte a un dato di fatto lanciando Wastebusters: ovvero il primo monitoraggio scientifico mai effettuato nel nostro Paese sullo spreco effettivo di cibo. Per questo selezioneremo 100 famiglie che avranno a disposizione un’ agenda sulla quale annotare tipologia e grammi di alimenti sprecati. Raccoglieremo i risultati nei prossimi mesi e li comunicheremo il 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente». Il dato ancora più sconcertante è il fatto che le famiglie non hanno una reale percezione del loro spreco. Segrè ci invita a «Prendere spunto dagli esempi delle nostre mamme e delle nostre nonne, avviando pratiche virtuose tra le mura di casa, perché è qui che si spreca di più. Bisogna cominciare dalla spesa soddisfando il bisogno di mangiare bene ma senza comprare eccedenze, quindi continuare conservando adeguatamente gli alimenti e sfruttando gli avanzi come ci insegna la tradizione italiana da Pellegrino Artusi in poi. Senza dimenticare la fase finale, che è il bidone: dentro non deve finirci il cibo buono e ciò che si differenzia deve essere sfruttato al meglio».

    In questo secondo incontro della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare si raggiunge una novità importante, la progettazione della semplificazione normativa per gli alimenti invenduti che consentirà finalmente di favorire e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti lungo la filiera, attraverso la semplificazione, razionalizzazione e armonizzazione del quadro di riferimento – procedurale, fiscale, igienico-sanitario – che disciplina il settore.