’A ROMA CIRCA 300 SITI DI FALDE ACQUIFERE POTENZIALMENTE CONTAMINANTI’ SPIEGA IL SINDACO AL CONGRESSO MONDIALE DI IDROGEOLOGIA

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    Nel Lazio la delicata e angosciante questione legata alla salubrità igienica delle acque è assai controversa. Già da diversi anni ormai le analisi dell’Arpa denunciarono nell’area del viterbese una componente di arsenico ben al di sopra della norma. L’acqua è comunque una preziosa risorsa e ed è giusto, oltre che a certificarne la purezza e la potabilità, conoscerne soprattutto l’ubicazione e i deflussi, per sfruttarne al meglio l’impiego ed i vantaggi che comporta in una vasta area come quella romana. Ora nel mirino è la Capitale: “Presso il Servizio Bonifica Siti Inquinati e Geologia Ambientale di Roma sono istruiti più di 290 casi di siti potenzialmente contaminanti che spesso interessano anche le acque sotterranee”, ha spiegato il sindaco di Roma prendendo parte al 42mo congresso internazionale di idrogeologia ’AQUA 2015’, all’Università di Roma La Sapienza. “Insieme agli Istituti di eccellenza presenti a Roma – l’Università Roma TRE, l’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale, il CERI-Sapienza, il CNR e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – che ringrazio per aver messo a nostra disposizione ulteriori dati in loro possesso e la loro esperienza –ha sottolineato Marino –  abbiamo fatto uno screening completo dell’andamento delle principali falde acquifere presenti sotto la nostra città”. Agli oltre novecento esperti provenienti da tutto il mondo, assiepati nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza,  il primo cittadino di Roma ha illustrato il recente progetto della Carta Idrogeologica della città, “molto utile nell’ambito dei procedimenti relativi ai siti inquinati per la previsione di diffusione di eventuali sostanze nelle falde. Uno strumento che sarà di sicuro utile perché l’Amministrazione possa dare ai cittadini una risposta pronta ed efficace. Da un punto di vista tecnico, inoltre, la Carta Idrogeologica sarà di grande aiuto per tutte le opere di progettazione, specialmente per quelle che prevedono gran parte dei lavori in sotterraneo”. “Conoscere i deflussi sotterranei – ha continuato Marino – può aiutare a prevenire o a trovare soluzioni per evitare l’allagamento di cavità ipogee di interesse storico-archeologico e di siti archeologici solitamente posti al di sotto dell’attuale livello del terreno, come ad esempio quelli presenti nell’area di Ostia Antica”. “Il nostro lavoro – ha concluso il sindaco di Roma – è volto alla valorizzazione delle risorse idriche di Roma” puntando “al miglioramento della gestione e del controllo delle risorse naturali, alla valorizzazione dell’impiego e alla riduzione degli sprechi, anche attraverso l’uso più razionale del patrimonio idrico”.

    M.T.